In molte aree del mondo, le piattaforme offshore di petrolio e gas stanno terminando la loro fase operativa. Non è facile stimare l'impatto ambientale sull’ecosistema marino delle attività di “decommissioning” ma è noto che le politiche di rimozione si basano sull'assunto di "lasciare il fondale marino come è stato trovato". Questo approccio sembrava, infatti, rappresentare l'opzione apparentemente più ecologica. Purtuttavia, durante il periodo produttivo, le piattaforme sono in grado di sostenere comunità di fauna e flora marina abbondanti e diversificate, alcune delle quali di importanza regionale. Questo potrebbe implicare che la scelta della rimozione totale non sia l’unica alternativa possibile, risultando altresì probabile che la rimozione di tali strutture – a distanza di alcuni decenni dalla loro installazione – possa comportare squilibri biologici locali più impattanti di quanto non se ne realizzarono all’origine.

Questa maggior consapevolezza ecologico/ambientale sta portanto alcune nazioni a lasciare strutture obsolete come reef artificiali o a trovare soluzioni alternative per un loro riutilizzo sostenibile.  L’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” sta collaborando a due importanti progetti di ricerca focalizzati alla riconversione delle piattaforme Oil&Gas offshore, che ne prevede una dismissione parziale ed un riutilizzo sostenibile.

Il primo di questi progetti è denominato PLACE, coordinato dalla Stazione Zoologica “Anton Dohrn” di Napoli. Il progetto, finanziato dal MIUR nell’ambito del Programma Operativo Nazionale “Ricerca e Innovazione” 2014-2020, mira a testare, per la prima volta a livello nazionale, tecnologie d’avanguardia e soluzioni per il riutilizzo eco-sostenibile di piattaforme offshore situate di fronte alla costa abruzzese alla fine della loro fase produttiva. Le attività di PLaCE comprenderanno: applicazione di strategie ecosostenibili d’avanguardia di acquacoltura basata su allevamento integrato di molluschi e oloturie, progettazione e sviluppo di sistemi innovativi per la produzione di energia rinnovabile necessaria per l’attività della piattaforma, sviluppo di sistemi integrati per valutare la sostenibilità ecologica delle attività di piattaforme multifunzione e loro manutenzione, analisi costi-benefici e scenari di business, considerando anche settori ricreativi. In particolare, l’energia elettrica ai vari sottosistemi sarà fornita dalla combinazione di pannelli fotovoltaici (installati sulla struttura petrolifera) e sistema di generazione da moto ondoso. Quest’ultimo sistema, nello specifico, sarà della tipologia detta “wave activated bodies”. Si tratta di un “assorbitore puntuale” costituito da un particolare sistema galleggiante in grado di “seguire” il profilo dell’onda. La presenza di due parti con inerzia differente, tipicamente costituite dal corpo galleggiante e da un pistone idraulico opportunamente zavorrato, crea un moto relativo che viene sfruttato da un generatore lineare a magneti permanenti.

L’altro progetto di ricerca vede la ricerca orientata sulla interconnessione tra eolico flottante, dispositivi per la conversione dell’energia marina e piattaforme Oil&Gas. In particolare si sta investigando la fattibilità tecnico-economica ed ambientale di impiegare le strutture petrolifere offshore, spesso già connesse elettricamente alla terraferma, come hub logistico-strumentale a servizio di alcune turbine eoliche flottanti (c.d. “spar buoy”) ed alcuni innovative “wave farm”. Infatti, mentre le torri eoliche e i dispositivi convertitori di energia ondosa galleggianti rimarrebbero ben distanziate dal fondale marino (limitando gli impatti sullo stesso), sulla pre-esistente piattaforma potrà essere ospitata la sottostazione offshore, che ha lo scopo di ridurre le perdite energetiche della trasmissione mediante un sostanziale incremento del voltaggio (fino a 100‐220 kV). Il tutto allo scopo di assicurare a tali piattaforme multi-energetiche un periodo di ritorno dell’investimento (payback) non superiore a 5 anni, ritenuto un valore obiettivo nel settore delle rinnovabili. Dunque, i temi della ricerca e sviluppo dei sistemi integrati di generazione di energia rinnovabile “blue” connessi alle attività delle piattaforme Oil&Gas sono divenuti di primo piano nel mondo della ricerca scientifica e tecnologica.

Appare opportuno, tuttavia, la costituzione di una rete transnazionale formata da istituzioni di settore, public utilities, imprese, agenzie energetiche, università e centri di ricerca che favoriscano l’innovazione, il design integrato ed il trasferimento di know how per concretizzare iniziative anche nel Mediterraneo.