Tra le recenti iniziative legislative attualmente oggetto di esame parlamentare, la proposta di legge, presentata a firma dell’On. Federica Daga, avente a oggetto la ridefinizione della disciplina in materia di servizio idrico integrato (di seguito, la “Proposta di Legge”), si caratterizza per il forte impatto sulla finanza pubblica e per il potenziale rallentamento degli investimenti conseguente ad una totale riorganizzazione e pubblicizzazione del settore.

La finalità principale della Proposta di Legge è la trasformazione obbligatoria di tutte le forme di gestione del servizio idrico integrato in aziende speciali o altri enti di diritto pubblico, secondo due modalità alternative:

- decadenza della concessione esistente e riaffidamento del servizio a nuovi gestori costituiti nella forma di aziende speciali o altro ente di diritto pubblico. Questa modalità si applicherebbe sia alle concessioni con scadenza successiva al 31 dicembre 2020, sia a quelle con scadenza anteriore ma che contengono apposite clausole che sancirebbero la cessazione del rapporto per effetto dell’entrata in vigore della Proposta di Legge;

- mantenimento delle concessioni esistenti ma trasformazione obbligatoria dei gestori in aziende speciali o altri enti di diritto pubblico. Questa modalità invece si applicherebbe a tutte le concessioni che non decadono ex lege o ex contractu (i.e. le convenzioni con scadenza anteriore al 31 dicembre 2020 e che non contengono clausole di decadenza azionabili per effetto della Proposta di Legge).

Al di là della problematica riguardante l’effettiva capacità tecnico-organizzativa dei nuovi gestori di garantire stessi livelli del servizio – soprattutto nelle concessioni oggi gestite da operatori privati o operatori misti (pubblico/privati) che apportano know how e professionalità qualificate – la pubblicizzazione pone innanzitutto un tema di natura economico-finanziaria.

Infatti, in entrambi gli scenari sopra delineati, sia il gestore uscente (nel caso di decadenza) che il socio privato espropriato della quota di partecipazione (nel caso di trasformazione del gestore) avrebbero diritto al pagamento di un indennizzo, parametrato al valore degli investimenti effettuati (e non solo) e tale indennizzo sarebbe a carico della finanza pubblica.

Inoltre, con riguardo alle gestioni che hanno contratto finanziamenti o emesso prestiti obbligazionari, si rileva che è usuale la previsione, nei relativi contratti, tra le altre, di clausole cosidette di di change in law o di change of control/change of ownership che risulterebbero attivabili a seguito dell’entrata in vigore della Proposta di Legge e la cui applicazione determinerebbe l’obbligo di rimborsare anticipatamente il debito e l’impossibilità di erogare l’ammontare ancora disponibile dei finanziamenti e dei prestiti obbligazionari ottenuti (ove non già completamente erogati).

In aggiunta, in tema di regolazione tariffaria, la Proposta di Legge segnerebbe l’abbandono del principio del cd. full cost recovery, disponendo che i costi di investimento per tutte le nuove opere e per gli interventi di manutenzione delle reti (nonché i costi di erogazione del quantitativo minimo garantito) sarebbero “finanziati” principalmente attraverso il ricorso alla fiscalità generale e i contributi nazionali ed europei, mentre la nuova tariffa sarebbe destinata alla (sola) copertura dei costi di gestione e alla copertura parziale dei costi di investimento.

Pertanto, oltre agli oneri da sostenere per la decadenza delle concessioni o per la liquidazione delle quote di partecipazione dei privati, la finanza pubblica dovrebbe farsi carico non solo della perdita dei finanziamenti e dei prestiti obbligazionari esistenti, ma anche dell’apporto delle risorse necessarie per i nuovi investimenti. Si ricorda che la stima degli investimenti necessari su base annua in Italia ammonta a circa 5 miliardi di euro. Con l’attuale assetto normativo e solo negli ultimi anni si è riusciti ad effettuare investimenti per meno della metà del fabbisogno e senza una uniformità nazionale (gli investimenti si sono infatti concentrati in prevalenza nelle regioni del centro/nord). È lecito dunque domandarsi se la finanza pubblica sarà in grado di sostenere il fabbisogno finanziario necessario per la corretta gestione del servizio.

Ulteriore finalità della Proposta di Legge è attuare una frammentazione del servizio. In particolare, mentre le disposizioni attualmente in vigore prevedono che l’ambito territoriale non debba esser inferiore a quello provinciale, e sono anzi favorite le aggregazioni a livello regionale, la Proposta di Legge dispone al contrario che l’affidamento del servizio debba esser consentito in ambiti non superiori al territorio corrispondente alle province o città metropolitane. Si noti come questa scelta comporterebbe la necessità di “spacchettare” le concessioni e/o scorporare i soggetti gestori, con conseguenti aggravi di costi e oneri, in primis sotto il profilo tecnico e organizzativo (basti pensare ai sistemi di bollettazione), fermi altresì i dubbi circa gli ulteriori impatti in termini di efficienza ed economicità dei nuovi servizi una volta a regime.

Delineato il quadro di riferimento come risultante dal testo originario della Proposta di Legge, anche su impulso di varie organizzazioni di settore, sono stati presentati e sono attualmente in discussione in Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici oltre 200 proposte di emendamenti. Nel loro insieme, pur confermando le principali linee guida della Proposta di Legge, tali modifiche sembrerebbero attenuarne o almeno posticiparne taluni impatti sul sistema. In particolare, si rileva: la proposta di posticipare l’affidamento a ente pubblico dopo la scadenza naturale delle concessioni esistenti, quella di far salve in ogni caso le gestioni cd. in house (assimilandole agli affidamenti ad aziende speciali o enti pubblici), quella di consentire che gli ambiti territoriali possano avere una dimensione territoriale anche extra-provinciale.

In attesa di conoscere quale sarà l’esito dei lavori parlamentari in corso, l’auspicio è che gli organi legislativi incaricati tengano conto degli impatti sul sistema e contemperino le esigenze di tutela delle varie categorie coinvolte (e.g. operatori, sistema bancario e utenti), ma soprattutto che abbiano quale principale finalità la promozione e l’incentivazione degli investimenti, la qualità della risorsa idrica e la tutela dell’ambiente.