E’ opportuno fare una premessa per illustrare con parole semplici cos’è l’attività del dispacciamento e qual è il ruolo della domanda. Si tratta di un’attività gestita da Terna Spa indispensabile per l’equilibrio del sistema elettrico. Terna, in tempo reale, bilancia l’energia necessaria alla domanda attuando strategie di vario tipo (es. chiedendo ad alcune centrali elettriche di produrre di più o di meno o riducendo la produzione di alcuni impianti industriali attraverso la cosiddetta “interrompibilità”). Il tutto è necessario perché l’energia non si può immagazzinare oggi a costi competitivi.

Nel recente passato, gli operatori della domanda (grossisti di energia o gruppi energivori con dispacciamento elettrico) osservavano i differenziali di prezzo tra Mercato del Giorno Prima (MGP) e Mercato dei Servizi di Dispacciamento (MSD) gestito da Terna. In presenza di tali differenziali, espressione delle esigenze di energia che il Sistema Elettrico Nazionale registra nel tempo reale, gli operatori compravano più o meno energia rispetto alle loro esigenze (la cd. programmazione) nel tentativo di cogliere tale opportunità. Si trattava sostanzialmente di una legittima attività di arbitraggio e cioè di un fenomeno utile al sistema elettrico.

La teoria economica, infatti, tende a escludere il persistere di tali situazioni: sarebbe proprio l’attività degli “arbitraggisti” a eliminarle, aumentando la domanda dove il prezzo è minore e l’offerta dove è maggiore, generando così una tendenza al riequilibrio dei prezzi. È importante sottolineare che tale opportunità non è stata creata dalla domanda, ma al contrario era lì, giacente, ed era l’offerta (e non la domanda) l’unica a beneficiarne.

Tuttavia l’attività svolta dalla domanda (che ha, quanto meno, il merito di aver alzato il sipario su una tematica altrimenti latente) è stata ritenuta dannosa per il sistema elettrico e diversi provvedimenti hanno continuamente ridimensionato questa possibilità. L’ultimo è la Delibera 800/2016, dello scorso dicembre, con la quale vengono introdotte ulteriori nuove disposizioni transitorie in attesa di una definitiva e organica riforma della disciplina.

Perché la domanda non ha accolto con favore la delibera 800/2016?

In primis perché incide negativamente sui contratti di fornitura in essere: l’attività di arbitraggio attuata dai grossisti ha portato benefici ai clienti finali, in quanto le società fornitrici di energia hanno ribaltato parte della marginalità ottenuta dall’attività di arbitraggio a questi ultimi, talvolta con contratti di durata anche superiore all’anno. Intervenire con una norma che modifica gli effetti economici dello sbilanciamento può negativamente influenzare la sostenibilità economica dei contratti in vigore e determinerà verosimilmente costi più elevati per i consumatori.

Inoltre, il nuovo meccanismo di calcolo del segno zonale (parametro che consente di determinare se chi fa arbitraggi tra MGP e MSD consegue un guadagno o una perdita) potrebbe rivelarsi aleatorio e non cost-reflective. Il principio della cost-reflectiveness è il principio secondo il quale ogni guadagno conseguito dall’operatore è strettamente connesso e proporzionale al beneficio per il sistema elettrico. Se gli arbitraggi determinano invece un maggior costo per il sistema elettrico, in presenza di un sistema cost-reflective chi ha sbilanciato è chiamato a corrispondere il maggior costo generato.

Il nuovo sistema di calcolo del segno zonale, invece, perde questa caratteristica. Ciò significa che i grossisti di energia non potranno più sviluppare, a proprio rischio, modelli previsionali capaci di individuare le necessità del sistema e offrire la propria energia per porvi rimedio, con l’unico effetto di ridurre la competitività del mercato a discapito dei clienti finali.

La riforma appena introdotta ha l’ulteriore problema di nascere come transitoria, in quanto nel giro di un anno circa dovrebbe vedere la luce anche il nuovo Codice di Rete Europeo che avrà inevitabili ricadute sull’Italia. Questo fatto fa ancora più riflettere sulla reale esigenza di modificare le regole in corso d’opera impedendo gli arbitraggi dei grossisti.

La scelta deriva da un’esigenza certamente valida, quella di contenere al massimo i costi sostenuti da Terna per equilibrare il sistema, che si riflettono sulla componente uplift che finisce in bolletta. Tuttavia, i momenti storici in cui l’uplift è risultato particolarmente alto non sono mai dipesi da disfunzioni create dalla domanda. Si è sempre trattato di periodi limitati temporalmente in cui il sistema elettrico faceva registrare disfunzioni determinate da indisponibilità di impianti di produzione, da disfunzioni a livello di interconnessioni zonali o simili. Il ruolo degli arbitraggi è quello di informare e cogliere opportunità, ecco perché sarebbe preferibile intervenire per limitare o risolvere le disfunzioni del sistema elettrico e non impedire un’attività che ha numerose implicazioni positive. In tal senso è auspicabile che, piuttosto che intervenire con soluzioni transitorie, si operi per delineare un nuovo impianto dei servizi di dispacciamento che preservi un ruolo attivo per la domanda.

L’impressione è che, in questi anni, si sia approfondito poco l’apporto reale degli arbitraggi: mancano infatti analisi oggettive e su ampi orizzonti temporali, che consentano davvero di esaminare i risultati a livello di sistema.