COP22-Marrakech
Ed è ancora COP. In questi giorni Marrakech ha aperto le porte alla 22esima conferenza delle parti che segue, a un anno distanza, l’ultimo incontro di Parigi.
Tra le buone notizie il fatto che, a pochi giorni dall’inizio dei lavori, sia formalmente entrato in vigore l’Accordo di Parigi. Di particolare interesse, inoltre, l’uscita allo scoperto di USA e Cina, che hanno addirittura preceduto l’Unione Europea nel processo di ratifica, candidandosi a guidare il negoziato, e non solo, nel prossimo futuro.
La COP22 sarà la prima conferenza delle parti ad integrare l’agenda globale sui cambiamenti climatici con i tradizionali negoziati e per questo sono previste una serie di giornate tematiche che spaziano tra agricoltura, città, energia, foreste, affari, oceani, trasporti, acqua. Il fine è dare evidenza ad iniziative specifiche, legate alle operazioni di attori governativi e non governativi, con particolare riferimento a quelle esperienze che mirano a integrare le azioni per il clima con i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.
Gli aiuti finanziari
All’interno delle discussioni, particolare peso sarà dato al tema degli aiuti finanziari per i paesi in via di sviluppo (PVS) e per i paesi particolarmente vulnerabili, anche alla luce del rilanciato impegno a supportare gli stessi con un contributo minimo annuo di 100 miliardi di dollari (mld. doll.). La Roadmap, presentata solo da pochi giorni, costituisce la tabella di marcia per portare a regime, entro il 2020, il suddetto contributo. Questa fissa una serie di azioni che i paesi sviluppati si impegnano ad attuare nei prossimi anni e i cui dettagli verranno negoziati proprio a Marrakech. I temi caldi sono i piani nazionali di adattamento e mitigazione, l’accesso alla finanza per il clima e il ruolo della finanza pubblica, le buone pratiche internazionali, gli approcci per massimizzare efficacia e efficienza degli aiuti, e i modelli e le metodologie di verifica, incluso il monitoraggio dei risultati raggiunti.
Stabilito “quanto” è indispensabile definire “come” utilizzare le risorse, identificando ambiti e modalità di intervento. Tra le modalità, l’Accordo di Parigi individua come prioritari il trasferimento tecnologico e il tema della costruzione di capacità locali, identificando nuovi paradigmi e prevedendo il coordinamento di un organo preposto. Quanto all’individuazione delle aree di intervento si è lasciata libertà di scelta ai paesi, che, già a partire dal 2013 (COP19), hanno iniziato a lavorare all’identificazione dei propri punti deboli, e di conseguenza dei settori prioritari di intervento, comunicati sotto forma di contributi determinati a livello nazionale (NDCs).
Gli NDCs presentati dalle parti offrono un quadro dei fabbisogni e tracciano, di conseguenza, la direzione che questa cooperazione allo sviluppo di matrice climatica dovrebbe prendere, anche in considerazione del fatto che molti PVS fanno esplicito affidamento all’aiuto esterno per il perseguimento dei propri obiettivi.
Il settore dell’energia viene comunemente individuato come prioritario soprattutto nell’ambito delle strategie per la mitigazione. In particolare, la maggior parte dei PVS individuano nella penetrazione delle soluzioni energetiche da fonti rinnovabili e nell’efficienza energetica, in tutta la catena di fornitura energetica dall’estrazione o produzione all’uso finale, le strategie più interessanti.
Oltre ai PVS, ai sensi della Convenzione quadro sono eligibili, a prescindere dal PIL pro capite che può anche assumere valori tipici dei paesi ad alto reddito, anche quei paesi la cui economia è ancora fortemente dipendente dallo sfruttamento delle fonti fossili. Realtà dove si rende indispensabile una vera e propria rivoluzione energetica e un cammino di trasformazione che richiederà il trasferimento delle tecnologie più avanzate, la condivisione della conoscenza e la formazione di capacità locale.
A Marrakech si dovranno, in sintesi, concordare i meccanismi per tradurre in atti concreti quegli impegni sottoscritti ad oggi solo sulla carta, motivo che ha portato a definire la COP22 come “la COP dell’azione”. La sfida è imponente, difficilmente si risolverà in Marocco, e, con tutta probabilità, catalizzerà le discussioni dei prossimi anni.
L’Italia e la COP22
L’Italia, avendo ratificato per tempo l’accordo, si presenta a Marrakech in prima linea nella strada comune per lo sviluppo sostenibile.
A queste considerazioni sul fronte clima, per l’Italia si aggiunge un nuovo contesto che, grazie alla legge 125/14, apre un nuovo quadro di riferimento in cui la cooperazione diventa elemento qualificante per l’intera politica estera del paese. La legge 125 identifica nuovi attori sulla scena e così, a fianco degli attori tradizionali come le organizzazioni della società civile e la cooperazione territoriale, si possono presentare esperienze provenienti dal mondo universitario e della ricerca, dalla cooperazione territoriale e dal settore privato. Inoltre la legge chiama in modo chiaro un coordinamento interministeriale per supervisionare alla coerenza delle politiche, facilitando così i dialoghi e le azioni che possono combinare azioni coordinate “cooperazione-clima” o “clima-energia”. Ne è un esempio il Protocollo d’Intesa tra MATTM-DGSVI e AICS sul coordinamento e la realizzazione congiunta di iniziative ambientali, in attuazione delle politiche di cooperazione allo sviluppo e degli impegni previsti dall’Accordo di Parigi.
L’Italia si presenta, dunque, con le carte in regola per rispettare i propri impegni e per sperimentare nuovi modelli, anche di collaborazioni pubblico-privato, che possano da una parte valorizzare il sistema paese e, dall’altra, promuovere azioni congiunte, efficaci, efficienti e di grande impatto per il clima e lo sviluppo.