ACQUA & AMBIENTE | 150 ARTICOLI
Nelle ultime settimane, il mondo ha assistito attonito e impotente alle immagini dei vasti incendi nella Foresta Amazzonica e nella zona centrale del continente africano, che si sono aggiunti a quelli che hanno devastato nei mesi scorsi i boschi della Siberia: emergenze che hanno riacceso il dibattito pubblico sulla deforestazione e sull’importanza dei “polmoni verdi” del mondo. Si tratta quindi, pur nella tragedia, di una buona occasione per chiederci quale sia lo stato di salute dei “polmoni verdi” europei e in particolare italiani, e per vedere se i governi UE, che giustamente hanno criticato le scelte del Brasile sull’Amazzonia, stiano dando il buon esempio in termini di gestione forestale.
“Sostenibile” è un termine che nelle varie lingue ha il significato di persistente, durevole, duraturo. Coerentemente con la sua radice letterale, la sostenibilità è la caratteristica di un processo o di uno stato che può essere mantenuto ad un certo livello indefinitamente; tale concetto può essere applicato in diversi ambiti, tra cui quello ambientale, economico e sociale.
Partiamo dal principio: quando nasce Rilegno e con che scopo?
Rilegno nasce in seguito al cosiddetto decreto Ronchi del 1997 di attuazione delle direttive europee sui rifiuti e gli imballaggi, fa parte del sistema Conai, il consorzio privato senza fini di lucro costituito da circa 850.000 aziende produttrici e utilizzatrici di imballaggi che persegue gli obiettivi di legge di recupero e riciclo dei materiali di imballaggio. Rilegno ha la sua sede operativa a Cesenatico fin dalla nascita nel 1997.
Il 6 giugno si è tenuto il convegno del Gruppo Hera “Re-inventing the city: smartness anche resilience to face new challenges” durante il quale è stato anche presentato il Bilancio di sostenibilità 2018. Perché avete deciso di parlare di città?
È una scelta coerente con l’attenzione del Gruppo Hera ai territori. Le città sono al centro delle nostre strategie: siamo una multiutility a servizio di oltre 4 milioni di persone, operiamo in 350 Comuni in settori essenziali come l’ambiente, il servizio idrico integrato, la distribuzione e la vendita di gas ed energia elettrica.
Per chi si occupa di clima la pubblicazione annuale del World Energy Outlook, ormai una ricorrenza mondiale, avviene all'insegna di una domanda implicita: lo scenario energetico più importante del mondo conterrà qualche segnale di riduzione delle emissioni? Come un eterno ritorno dell'identico la domanda si ripropone immutata ogni anno, sotto la spinta di dati e segnali che si raccolgono durante i mesi che precedono il WEO, che segnalano espansioni delle rinnovabili o avanzamenti nell'ambito della decarbonizzazione.
Il cambiamento climatico rappresenta una della più grandi sfide del secolo. I suoi impatti e la sua soluzione avranno ripercussioni fondamentali sull’economia, la società, l’ambiente e la tecnologia. Il recente rapporto dell’IPCC, Global Warming of 1.5 °C, ha evidenziato ancora una volta l’entità della sfida climatica, sottolineando gli impatti attesi e delineando le strategie di soluzione. Il rapporto ha mostrato come i danni climatici - in particolare per gli ecosistemi - siano sensibili all’aumento della temperatura e come il “risparmio” di mezzo grado Celsius (da 2 a 1,5° C) possa permettere di ridurre i rischi. Ha altresì chiarito la necessità di ridurre le emissioni in pochi decenni, portandole a zero a metà secolo, e come questo livello di ambizione sia incompatibile con le politiche attuali.
Gli allarmi si susseguono, anche se molti li ignorano e altri non li condividono. Ma il climate change è una realtà che tocca tutti in tutto il mondo, sebbene in modo differenziato. Recentemente gli scienziati dell’IPCC (International Panel on Climate Change), che da decenni ci avvertono del pericolo dei gas serra e del riscaldamento globale, sono stati ancora più drastici: abbiamo, come pianeta, non più di 12 anni per tagliare le emissioni e fermare l’innalzamento della temperatura media del globo, dopo di che l’effetto sarà irreversibile e il pianeta Terra andrà incontro a catastrofi ingestibili come lo scioglimento delle calotte polari e dei ghiacciai, la desertificazione, l’innalzamento dei mari e altri effetti poco piacevoli.
L’Accordo di Parigi riconosce l’inevitabile cambiamento climatico che sta interessando il nostro pianeta e impegna tutti i paesi ad affrontare questo problema di natura globale. Per reagire in modo appropriato, è di primaria importanza monitorare i cambiamenti in corso. A tal proposito, nell’ambito di un migliorato quadro di trasparenza definito nella Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), sono stati previsti meccanismi di monitoraggio delle emissioni di gas a effetto serra. In occasione della 23° Conferenza delle Parti (COP23), l'UNFCCC ha evidenziato la rilevanza del monitoraggio basato sull'osservazione sia per poter disporre di dati aggiuntivi sugli attuali andamenti delle emissioni antropogeniche globali di gas serra sia in vista dell’Inventario Globale delle Emissioni (Global Stocktake)
Il cambiamento in atto non è unicamente legato all’innalzamento delle temperature medie, bensì a una modifica globale dell’intero sistema climatico, con ovvie ripercussioni sugli ecosistemi che portano trasformazioni dirette anche sull’attività agroalimentare, sulla sicurezza alimentare e su trend e modalità di consumo. Nelle colture, e quindi per quanto attiene alla produzione di materie prime - che per il Gruppo Illy comprendono caffè, tè, cacao, vino e frutta - uno degli esempi da noi rilevati di maggiore incidenza delle variazioni climatiche riguarda il vino. Fino a 30 anni fa la produzione di vino, quasi esclusivamente Sangiovese da uva rossa realizzato dalla nostra azienda Mastrojanni a Montalcino, nel cuore della Toscana, raggiungeva di media una gradazione di 13% vol.
Il tema del cambiamento climatico è sempre più urgente e d’attualità, ma ad essere preponderante è un approccio generico, poco orientato al business. Come ritiene sia opportuno evolvere per una maggiore consapevolezza sulla materia?
Finora il tema è stato affrontato prevalentemente con riferimento agli aspetti di carattere ambientale e di sviluppo sostenibile. Solo di recente si iniziano a rilevare pochi, “illuminati”, esempi di strategie aziendali che inquadrano il climate change in termini di sviluppo del proprio business, indipendentemente dal settore di appartenenza.