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FONTI RINNOVABILI | 38 ARTICOLI

Nuclear prospects in Europe

Russia’s invasion of Ukraine and the resulting restrictions on gas supply to Europe from Russia, and the evermore urgent need to reduce emissions of greenhouse gases have increased focus on replacing fossil fuels for electricity generation. As a result, there seems to a trend for the nuclear option to be reconsidered even in countries which had previously seemed to have turned against it.

Stiamo assistendo a una nuova rinascita nucleare in Europa?

L'invasione russa dell'Ucraina e la conseguente riduzione dei flussi di gas dalla Russia verso all’Europa, nonché la necessità sempre più stringente di ridurre le emissioni di gas serra hanno accresciuto l'attenzione sulla necessità di sostituire i combustibili fossili nella generazione elettrica. Da qui, una maggiore propensione a riconsiderare l'opzione nucleare anche in quei paesi tradizionalmente contrari.

Parlare di nucleare è importante

Tenere vivo il dibattito sull’energia nucleare, anche in Italia, è indispensabile. Le ragioni sono molteplici, ma concentriamoci su quelle legate alla crisi climatica. L’attuale transizione energetica cammina su tre gambe: efficienza, elettrificazione e decarbonizzazione. Secondo gli scenari IEA, per raggiungere gli obiettivi net zero, la penetrazione elettrica a livello globale (cioè la percentuale di consumi energetici finali soddisfatti dall’elettricità) dovrebbe passare dall’attuale 20% al 40% entro il 2050. Allo stesso tempo, è fondamentale decarbonizzare questo settore.

Il rinnovato interesse per i reattori di piccola taglia

Negli ultimi decenni, i paesi che hanno deciso di costruire centrali nucleari lo hanno fatto scegliendo quasi sempre reattori di grande taglia, ben oltre i 1.000 MWe per singola unità sino ai 1.600 MWe del francese EPR, entrato in esercizio nel 2018 in Cina e di recente anche in Finlandia, nonché quelli attualmente in costruzione in Francia e nel Regno Unito. Appartengono a questa classe la quasi totalità dei 57 reattori oggi in costruzione nel mondo. L’incremento della potenza dei reattori è un trend costante sin dagli anni ’70, in ossequio alla legge universale dell’economia di scala.

Nuclear Power in China: status and outlook

The use of nuclear power in China has grown rapidly since its first power reactor, Qinshan 1, began operating in 1991. There are currently 55 operable reactors in mainland China representing 57 GWe, and 22 reactors under construction totalling 26 GWe, all at 19 sites. China will soon surpass France, which has 56 operable reactors, to become the nation with the second largest number of nuclear reactors, behind only the United States, which has 93.

Il ruolo crescente del nucleare nel mix energetico cinese

L'utilizzo dell'energia nucleare in Cina è cresciuto rapidamente da quando è entrato in funzione il primo reattore, Qinshan 1, nel 1991. Attualmente sono 55 i reattori operativi  per una capacità di 57 GWe, mentre altri 22 reattori sono in costruzione per un totale di 26 GWe, tutti da ubicare in 19 siti. Seguendo questa traiettoria, la Cina supererà presto la Francia, che ha attualmente 56 reattori operativi, diventando la nazione con il secondo maggior numero di reattori nucleari dietro gli Stati Uniti, che ne contano  93.

Rinnovabili: progressi sulla strada degli ambiziosi obiettivi europei

La conclusione di un anno così complesso come il 2022 richiede di redigere un “bilancio energetico”. Il primo punto di attenzione è che l’anno appena trascorso ha evidenziato con sempre maggior vigore la stretta relazione tra energia e geopolitica. L’ultimo tassello del conflitto russo-ucraino, iniziato nel 2014 e culminato con l’invasione del febbraio 2022, ha inasprito i già complessi equilibri per l’approvvigionamento del gas naturale e messo in luce la fragilità europea in termini di dipendenza energetica. Alle soglie del 2022, circa il 50% del gas naturale importato dall’Europa proveniva dalla Russia.

L'idrogeno rischia di essere la grande occasione persa della transizione energetica

I leader di tutto il mondo sembrano aver colto l'importanza dell'idrogeno per la transizione energetica. Il cancelliere tedesco Olaf Sholtz si è recato di recente in Canada per firmare un accordo sull'idrogeno verde, nel tentativo di decarbonizzare il proprio sistema energetico, aumentando al contempo la sicurezza. Il presidente Joe Biden ha firmato l'Inflation Reduction Act del 2022, ormai diventato legge, che contiene incentivi fiscali sull'idrogeno. Il Temporary Crisis Framework della Commissione Europea, che è una risposta alla nuova realtà energetica della regione, prevede anch’esso misure specifiche per aumentare la produzione di idrogeno.

Gas verdi e rinnovabili: se non ora, quando?

Lo scorso 10 novembre l’International Gas Union (IGU) – associazione che con oltre 150 membri in tutti i continenti rappresenta oltre il 95% del mercato mondiale del gas in tutta la filiera – ha pubblicato il suo primo report sullo stato dell’arte dei low-carbon & renewable gas.

La premessa importante – e che magari non è nota – è che IGU promuove non solo il gas naturale ma anche tutte le “gas molecules” che possono permettere di abbinare lo sviluppo economico e la riduzione delle emissioni in coerenza con gli Accordi di Parigi e i Nationally Determined Contributions definiti dai singoli Paesi.

Rinnovabile, competitiva e indispensabile: la bioenergia si mette al servizio della decarbonizzazione

Dal 2000, la produzione interna di energia da fonti rinnovabili è aumentata costantemente in Europa (+131%) e il contributo assoluto della bioenergia - l’energia ricavata da biomasse - al mix energetico finale dell'UE è più che raddoppiato. Rappresentando quasi il 60% del totale dell'energia rinnovabile consumata in Europa, il settore delle bioenergie ha un ruolo di primo piano nella transizione energetica a basse emissioni di carbonio nonché nel raggiungimento dei target climatici fissati a livello comunitario.

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