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MONDO ENERGIA | 125 ARTICOLI

Gasdotti sottomarini: dalla progettazione e alla messa in esercizio

Nel 2020 il mix energetico dell’Ue era composto per il 35% da petrolio e prodotti petroliferi, per il 24% da gas naturale, per il 17% da fonti rinnovabili, per il 13% da energia nucleare e per l’11% da combustibili fossili solidi.

Nord Stream – un “momento Chernobyl’” per le mega-pipelines?

Nell’ultima settimana di settembre, le due linee del gasdotto Nord Stream 1 e una linea del gasdotto Nord Stream 2 sono state colpite da atti di sabotaggio nelle zone economiche esclusive di Danimarca e Svezia. Tali atti hanno provocato massicce fughe di metano e la possibile compromissione permanente delle linee colpite. L’evento segna la potenziale emersione di una nuova fase della partita energetica che sta accompagnando il conflitto in Ucraina.

La NATO e la protezione delle infrastrutture energetiche critiche

La reazione della NATO, a seguito delle esplosioni che hanno danneggiato i gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2 e provocato la conseguente fuoriuscita di gas naturale con un impatto ambientale significativo per l’ecosistema del Mar Baltico, è stata immediata e perentoria, espressione di una volontà comune di garantire e tutelare la sicurezza delle infrastrutture energetiche critiche (gasdotti, oleodotti, elettrodotti, rigassificatori, raffinerie, centrali nucleari, ai quali si aggiungono centrali idroelettriche, parchi eolici ed impianti solari).

Guerra dell’energia: cosa cambia dopo il sabotaggio al Nord Stream?

La guerra in corso non sembra trovare una risoluzione. Al contrario, assistiamo a momenti di escalation che ne rendono sempre più difficile e lontana nel tempo una sua fine. Qualche giorno fa, l’esplosione (o il sabotaggio) al gasdotto Nord Stream ha causato diverse voragini all’impianto, determinando quindi il rilascio di metano nelle acque danesi e nell’atmosfera. È inutile dire quanto si siano inaspriti i toni di una crisi che allontana sempre di più la Russia dall’Europa, entrambe alle prese con gravi difficoltà economiche e sociali. Dell’accaduto e dei possibili risvolti da un punto di vista energetico e della sicurezza, ne abbiamo parlato con Demostenes Floros, Senior Energy Economist presso il CER-Centro Europa Ricerche.

Le potenzialità di Ravenna in termini di occupazione e sicurezza energetica

In un momento di crisi come quello attuale, in cui le imprese sono costrette a ridurre la produzione o peggio a chiudere per il caro energia, costituiscono un barlume di speranza le potenzialità in termini economici e soprattutto occupazionali dei tanti progetti che gravitano intorno all’energia a Ravenna. La città, da sempre uno dei più importanti distretti nazionali ma che ha risentito in negativo delle scelte in ambito energetico dei governi succedutisi in questi anni, potrebbe fungere da volano di crescita per la Pianura Padana ma anche per l’Italia tutta, soprattutto per i risvolti positivi in termini di miglioramento della sicurezza energetica. Ne abbiamo parlato con il Sindaco di Ravenna, Michele De Pascale.

Decarbonizzazione: serve puntare sul mix molecola-elettrone

Il piano REPowerEU, varato a maggio, è l’ultima, in ordine di tempo, delle grandi iniziative della Commissione Europea per accelerare la transizione energetica e nasce dall’urgenza di porre fine alla dipendenza dai combustibili fossili provenienti dalla Russia, in un contesto di grave crisi socio-politica. La sfida della decarbonizzazione è iniziata però ben prima e l’industria del riscaldamento è tecnologicamente pronta in virtù del fatto che opera in un comparto, quello dell’edilizia, che è strategico ai fini degli obiettivi ambientali perché è responsabile di circa il 36% del totale delle emissioni di gas a effetto serra e del 40% dell’energia complessivamente utilizzata in Europa.

Prestazioni energetiche, ambientali ed economiche di generatori termici anche non convenzionali in edifici residenziali

Il settore edilizio residenziale italiano si sta muovendo verso una fase positiva di rinnovamento. I risultati attesi della cosiddetta “transizione ecologica” riguardano tre macrocategorie di obiettivi: efficienza energetica, salvaguardia ambientale e convenienza economica. Tali obiettivi devono essere perseguiti tramite un approccio sinergico, evitando estremistiche posizioni aprioristiche, specialmente quando si tratta di intervenire su edifici e/o impianti esistenti.

Fino al 100% di idrogeno nel riscaldamento: l’esperienza di Bosch

Bosch, multinazionale leader per tecnologie e servizi in diversi settori strategici, è da sempre attiva nello sviluppo di nuovi prodotti che utilizzano energie pulite e rinnovabili tra cui l’idrogeno, dalla produzione all’utilizzo finale.

Nel percorso verso la sostenibilità, l’elettrificazione da sola difficilmente potrà consentire una completa decarbonizzazione degli edifici, soprattutto in Italia, in cui ad oggi il riscaldamento a gas rappresenta oltre l’80% degli impianti esistenti. Per questo la Divisione Bosch Termotecnica, oltre agli ingenti investimenti già stanziati a favore dello sviluppo di pompe di calore elettriche sempre più efficienti e prestazionali, ha da tempo avviato anche progetti di sviluppo di apparecchi di riscaldamento che possano utilizzare idrogeno pulito, ovvero a zero emissioni di CO2.

Questa tecnologia può supportare e affiancare l’elettrificazione per abbattere le emissioni di anidride carbonica nel parco edilizio, soprattutto laddove non è fattibile, troppo complesso o semplicemente troppo costoso installare una pompa di calore elettrica. Non c’è dunque una contrapposizione tra le due tecnologie, che al contrario possono essere abbinate in un sistema ibrido a zero emissioni costituito da una caldaia a combustione verde (idrogeno) e una pompa di calore alimentata ad energia elettrica.

Dalle petroliere alle metaniere: come si trasporta l’energia

Il mercato internazionale Oil&Gas è stato da sempre condizionato dal trasporto di queste commodities dai Paesi produttori a quelli consumatori, in ragione dello squilibrio tra le risorse disponibili e i consumi. Inoltre, è stato soggetto a crisi internazionali e instabilità politiche nelle aree di produzione: la Crisi di Suez nel 1956, la prima crisi petrolifera del 1973 in cui il mondo occidentale si trovò coinvolto nella più grave crisi economica dopo il 1929. Successivamente la guerra tra Iran e Iraq del 1980 e la Guerra del Golfo del 1990.

L’importanza dell’industria hard to abate Italiana

L’industria Italiana con 84 Mton CO2 emessa all’anno, rappresenta il 20% del totale delle emissioni a livello nazionale. Di queste, circa il 64% sono ascrivibili ai settori hard to abate, ovvero: Chimica, Cemento, Acciaio a Ciclo Integrato, Acciaio da forno Elettrico, Carta, Ceramica, Vetro e Fonderie.

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