MONDO ENERGIA | 100 ARTICOLI
Poor Things (Povere Creature), film che ha premiato Emma Stone con l’Oscar come miglior attrice, racconta una storia ambientata nella Londra Vittoriana, periodo oggetto anche dei racconti di Dickens. Le due città, Canto di Natale, Le avventure di Oliver Twist e l’intera produzione dickensiana ha come oggetto lo scarto tra la povertà e la società borghese.
Il tema della sostenibilità è entrato prepotentemente nel dibattito pubblico, spesso purtroppo ancora ancorato a singoli elementi che, per quanto importanti, non possono fornire una prospettiva di insieme. L'equazione ‘sostenibile uguale un po’ più verde’ è contraddetta in continuazione dal mondo che ci circonda.
In 2022, the European Union experienced the most severe energy crisis in decades. When the EU backed Ukraine against Russia’s invasion, the reduced gas flows towards the EU pushed prices upwards. Therefore, an unexpected surge in electricity, heating and transport fuel prices hit households and businesses. As price spikes spread all over the economy, these effects created an inflationary trend that threatened vulnerable income groups and brought into sharp focus their distributional impacts. The EU promptly created a legislative framework to tackle the crisis. EU Members States (Member States) shortly followed, collectively introducing 657-billion-euros-worth of national temporary measures to reduce the burden of energy prices. Although such measures were similar, their effects were different due to Member States’ social, economic and political contexts. In a joint study, the Basque Centre of Climate Change (BC3) and the Institute of European Environmental Policy (IEEP) found evidence of the social impacts of the energy crisis across EU Members States.
Nel 2022, l’Unione Europea ha vissuto la più grave crisi energetica degli ultimi decenni. Il supporto riconosciuto all’Ucraina a fronte dell’invasione russa e la conseguente riduzione dei flussi di gas verso l’UE hanno spinto i prezzi della materia prima a livelli record. Ciò si è tradotto in un aumento inatteso dei prezzi dell’elettricità, dell’energia per uso riscaldamento e dei carburanti per i trasporti che ha interessato famiglie e imprese. Man mano che i prezzi elevati colpivano i diversi settori economici, andava delineandosi una tendenza inflazionistica critica per le classi di reddito vulnerabili, evidenziandone gli impatti distributivi.
I combustibili fossili – petrolio, gas e loro derivati – costano ancora troppo poco per i danni che provocano all’ambiente e alla salute. In altri termini, la loro tassazione – nonostante sia in Italia tra le più alte al mondo, almeno su benzina e gasolio – non copre il costo delle esternalità negative. Questo costo va quindi “internalizzato”. Come? Aumentando le tasse su gas, petrolio e derivati (accise in primis), con l’introduzione di una carbon tax e/o con l’eliminazione di tutti gli “sconti” per particolari usi, settori economici o consumatori finali.
Di fronte all’avanzata della crisi climatica investire nella transizione ecologica è un imperativo per tutelare il benessere delle società umane, eppure in molti ancora si domandano se la spesa sia sostenibile per le finanze globali. Quello che in genere non sanno è che, ancora oggi, le risorse economiche dirette a favorire l’uso dei combustibili fossili valgono molto di più di quelle investite per abbandonarne l’uso.
Non è semplice tenere il conto, perché non c’è una metodologia univoca e condivisa tra i vari Paesi per stimare questi sussidi. Ma le indicazioni raccolte nel merito, in Italia come a livello internazionale, sono già in grado di delineare il fenomeno nella sua portata.
As G20 leaders head to the Delhi Summit this week, a recent study by the International Institute for Sustainable Development (IISD) and its partners showed that the bloc allocated a record USD 1.4 trillion of public funds to support fossil fuels in 2022. This figure—which includes fossil fuel subsidies (USD 1 trillion), investments by state-owned enterprises (USD 322 billion), and lending from public financial institutions (USD 50 billion)—is a stark reminder of the substantial sums of public money that G20 governments continue to channel into fossil fuels, despite their well-known dangers and the related destructive effects of climate change.
Mentre i leader del G20 si avviano al Summit di Delhi, uno studio recente dell’International Institute for Sustainable Development (IISD) insieme ad altri istituti di ricerca dimostra come il blocco delle principali economie mondiali abbia allocato una cifra record, pari a 1,4 bilioni di dollari, in fondi pubblici a supporto delle fonti fossili. Questa cifra, la quale include anche i sussidi agli idrocarburi (1 bilione di dollari), investimenti in compagnie di stato (322 miliardi di dollari) e prestiti da parte delle istituzioni finanziarie pubbliche (50 miliardi di dollari), rappresenta un chiaro promemoria della quantità di fondi pubblici che tuttora i governi del G20 continuano a canalizzare verso le fonti fossili, nonostante i riconosciuti pericoli derivanti da questa scelta e gli effetti distruttivi sul cambiamento climatico.
In June 2022, the Spanish government (along with that of Portugal) introduced a cap on the price of gas that enters the generation of electricity. The measure was taken after a long period of negotiations with the European Commission, since it represented an exception vis-à-vis the internal market, thereby requiring prior agreement within the EU.
Germany’s so-called national “price brakes” on gas and electricity agreed at the end of 2022 are the single largest financial support measure the country has taken so far to shield energy customers from skyrocketing prices in the wake of Russia’s war on Ukraine. Contrary to the EU-wide gas price cap, the German subsidy does not set a ceiling for purchases on international markets but rather ensures that customers can cover most of their demand at a fixed rate if market prices exceed a certain threshold.