MONDO ENERGIA | 44 ARTICOLI
Il PNIEC avrebbe – in quanto documento programmatico al 2030/2040 – la possibilità di esercitare senza conseguenze immediate la virtù rara della chiarezza, almeno su obiettivi e processi già ampiamente in cantiere come la revisione del mercato elettrico e il phase out progressivo dei fossili. Eppure, come tutte le linee normative a tema FER che si sono sviluppate nell’ultimo periodo
Il limitato contributo previsto per gran parte delle misure di decarbonizzazione più efficaci è Il filo rosso che lega la versione aggiornata del Pniec. Nel 2030 sono, infatti, superiori ai target europei sia i consumi di energia primaria (123 vs. 111 Mtep), sia quelli di energia finale (102 vs. 93 Mtep).
Ever since the United Nations’ Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) 2018 special report rang the alarm that we were heading head-first into a climate disaster by 2035 absent urgent and transformative action, policymakers globally have been doubling down on efforts to implement climate change mitigation measures.
Dopo l’incidente di Chernobyl, l’Italia ha abbandonato il nucleare, riformulando le proprie politiche energetiche senza contare su questa fonte. Altri paesi, però, in tutto il mondo, non solo hanno continuato a utilizzare il nucleare, ma stanno dando vita a nuovi sviluppi. Oggi a distanza di quasi 40 anni, si riapre il dibattito sull’opportunità o meno di puntare su questa fonte anche nel nostro paese.
Secondo l’ultima versione del PNIEC inviata a luglio a Bruxelles, le rinnovabili dovrebbero soddisfare il 65% dei consumi finali di elettricità nel 2030, con una quota aggiuntiva di potenza pari a 74 GW. Considerato il calo del costo del fotovoltaico e il fatto che una parte dei progetti di eolico offshore vedrà la luce nel prossimo decennio, possiamo immaginare che prima del 2040 la percentuale di elettricità verde raggiungerà o oltrepasserà l’80% della domanda elettrica (che è, peraltro, l’obiettivo della Germania per il 2030).
Da quando, nel 2018, il rapporto speciale del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) delle Nazioni Unite ha lanciato l’allarme che, in assenza di un’azione urgente e trasformativa, ci saremmo diretti a capofitto verso un disastro climatico entro il 2035, i politici di tutto il mondo hanno raddoppiato gli sforzi per attuare le politiche climatiche di mitigazione.
La ricerca scientifica e tecnologica relativa agli usi pacifici del nucleare riveste un ruolo fondamentale nello sviluppo di ogni paese in relazione ai tanti benefici, diretti ed indiretti, che ne derivano, ed ha importanti ricadute in molteplici ambiti e settori. Esistono, infatt, i vari modi di declinare i possibili impieghi dei risultati ottenuti, a seconda di chi sia il principale utente finale della ricerca stessa.
A valle di articoli, interventi, dibattiti negli ultimi mesi sul possibile ruolo dell’energia nucleare per l’Italia, ma soprattutto dopo le dichiarazioni recenti di alcuni politici e ministri e a fronte di una prima iniziativa importante, quale il lancio della “Piattaforma per il Nucleare sostenibile” da parte del Ministro Pichetto-Fratin, è più che lecito porsi la domanda: ad oggi, la tecnologia nucleare disponibile potrebbe supportare una nuova rinascita del nucleare in Italia?
Un malcontento generale sta pervadendo la Francia da alcune settimane. La mobilitazione inizia nelle raffinerie: gli scioperi nel comparto mettono in ginocchio il paese a corto di carburante e con file chilometriche in tutti i distributori di benzina. Ma quel che è peggio è che il malcontento si sta estendendo ad altri settori professionali (centrali nucleari, trasporti) facendo tremare il governo Macron. Quale è la ragione alla base delle proteste? La risposta è chiara: molti francesi vedono il proprio potere d’acquisto ridursi a causa di un aumento generalizzato dei costi a cui non si riesce a far fronte, soprattutto nell’energia.
In questo periodo complicato e drammatico, a causa della guerra russa all’Ucraina e della crisi energetica e industriale, iniziata nell’estate del 2021 e poi aggravata dal conflitto, il nuovo (ma è veramente così?) “trilemma” dell’energia sta costringendo l’Europa a considerare più seriamente e con più realismo il tema.
Di colpo ci siamo accorti, infatti, che le scelte sull’energia devono contemporaneamente: i) contrastare il riscaldamento globale - un dovere verso il Pianeta e le generazioni future che non può essere sospeso neanche da una guerra, ii) ridurre la dipendenza energetica e strategica dall’estero, iii) limitare i costi e sostenere la ripresa economica del continente.