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MONDO ENERGIA | 150 ARTICOLI

Italia e la disponibilità di gas a km 0

In occasione di OMC, Assorisorse e RiEnergia hanno organizzato due pomeriggi di interviste ad autorevoli esperti del mondo dell’energia. I talk show sono stati divisi per argomenti; durante la prima giornata si è parlato dei diversi pezzi che compongono l’articolato puzzle della transizione energetica. Ne abbiamo parlato con Davide Usberti, ponendo l’accento sul ruolo degli operatori upstream e del gas a km 0 nel processo di trasformazione in atto.

Nucleare in Italia: perché sì

Dopo l’incidente di Chernobyl, l’Italia ha abbandonato il nucleare, riformulando le proprie politiche energetiche senza contare su questa fonte. Altri paesi, però, in tutto il mondo, non solo hanno continuato a utilizzare il nucleare, ma stanno dando vita a nuovi sviluppi. Oggi a distanza di quasi 40 anni, si riapre il dibattito sull’opportunità o meno di puntare su questa fonte anche nel nostro paese.

Nucleare in Italia: perché no

Secondo l’ultima versione del PNIEC inviata a luglio a Bruxelles, le rinnovabili dovrebbero soddisfare il 65% dei consumi finali di elettricità nel 2030, con una quota aggiuntiva di potenza pari a 74 GW.  Considerato il calo del costo del fotovoltaico e il fatto che una parte dei progetti di eolico offshore vedrà la luce nel prossimo decennio, possiamo immaginare che prima del 2040 la percentuale di elettricità verde raggiungerà o oltrepasserà l’80% della domanda elettrica (che è, peraltro, l’obiettivo della Germania per il 2030).

Nucleare: l’importanza della ricerca scientifica

La ricerca scientifica e tecnologica relativa agli usi pacifici del nucleare riveste un ruolo fondamentale nello sviluppo di ogni paese in relazione ai tanti benefici, diretti ed indiretti, che ne derivano, ed ha importanti ricadute in molteplici ambiti e settori. Esistono, infatt, i vari modi di declinare i possibili impieghi dei risultati ottenuti, a seconda di chi sia il principale utente finale della ricerca stessa.

L‘Italia è pronta a una rinascita nucleare?

A valle di articoli, interventi, dibattiti negli ultimi mesi sul possibile ruolo dell’energia nucleare per l’Italia, ma soprattutto dopo le dichiarazioni recenti di alcuni politici e ministri e a fronte di una prima iniziativa importante, quale il lancio della “Piattaforma per il Nucleare sostenibile” da parte del Ministro Pichetto-Fratin, è più che lecito porsi la domanda: ad oggi, la tecnologia nucleare disponibile potrebbe supportare una nuova rinascita del nucleare in Italia?

La transizione energetica e il nodo delle materie prime critiche

Garantire la disponibilità e l’approvvigionamento dei Critical Raw Materials è cruciale per la produzione di energie pulite e l’intero percorso verso la decarbonizzazione, ma molte sono le sfide, tecnologiche e geopolitiche, da affrontare.

Partendo da questa premessa, WEC Italia - Comitato Nazionale Italiano del World Energy Council ed Assorisorse - Associazione di Confindustria per le Risorse Naturali ed Energie sostenibili, in collaborazione con SDA Bocconi School of Management e col supporto del knowledge partner CESI, hanno dato vita all’Osservatorio italiano sui Materiali Critici Energia” - OiMCE, quale presidio permanente nazionale aperto all’adesione degli stakeholder impegnati sul tema.

Materie Prime Critiche: la prospettiva dell'Industria delle Risorse

Senza materie prime critiche (Critical Raw Materials – CRM), la transizione energetica non sarà attuabile: infatti, alcuni materiali come cobalto, litio, terre rare e rame sono cruciali per la produzione di tecnologie chiave a basse emissioni di carbonio. Tuttavia, tali prodotti presentano un’elevata concentrazione geografica con i tre maggiori produttori (extra UE) che rappresentano il 70% della capacità produttiva globale. Ciò genera una forte dipendenza dall’estero e un peggioramento della sicurezza degli approvvigionamenti che dipendono da paesi instabili o poco affidabili.

Lo scenario delle Materie Prime Critiche in Europa e in Italia: reality check

La guerra in Ucraina e i recenti limiti alle esportazioni di gallio e germanio imposti dalla Cina hanno posto, con ancora maggiore urgenza e attualità, la centralità delle materie prime critiche nel contesto geopolitico e strategico globale. Si tratta, infatti, di materiali cruciali per le molteplici filiere industriali e  per la duplice transizione digitale ed ecologica; al contempo, sono caratterizzati da un elevato rischio di fornitura. 

Nuova estrazione, recupero e riciclo: la sfida delle materie prime critiche

Minerali critici-transizione energetica-indipendenza dell’approvvigionamento. Questo il trilemma che guida le scelte a livello comunitario e nazionale in materia di minerali critici. Appurata la rilevanza sempre crescente che tali materie rivestono nel traguardare gli obiettivi climatici, occorre adoperarsi affinché la loro fornitura sia ambientalmente sostenibile, economicamente competitiva e geopoliticamente sicura. Ne abbiamo discusso con Luigi Ciarrocchi, Presidente di Assorisorse, l’associazione che in Italia ne promuove e supporta la filiera.

Perché non ha senso (per un politico) parlare di “sussidi alle fonti fossili”

I combustibili fossili – petrolio, gas e loro derivati – costano ancora troppo poco per i danni che provocano all’ambiente e alla salute. In altri termini, la loro tassazione – nonostante sia in Italia tra le più alte al mondo, almeno su benzina e gasolio – non copre il costo delle esternalità negative. Questo costo va quindi “internalizzato”. Come? Aumentando le tasse su gas, petrolio e derivati (accise in primis), con l’introduzione di una carbon tax e/o con l’eliminazione di tutti gli “sconti” per particolari usi, settori economici o consumatori finali.

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