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Cibo ed energia: le rinnovabili al centro della questione africana

Secondo le previsioni del Dipartimento Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite (UNDESA), il continente africano contribuirà a più della metà della crescita della popolazione mondiale tra il 2019 e il 2050. Il miliardo di africani che vivono a sud del deserto del Sahara duplicherà e le zone urbane assorbiranno verosimilmente gran parte del boom demografico, ponendo un serio problema non solo d’ordine sociale ma anche e soprattutto di carattere economico.

I (tanti) punti di contatto tra l’industria energetica e quella agroalimentare

La nostra dieta, insieme all’articolata industria agroalimentare che la sostiene, ha un impatto imponente sull’ambiente in termini di risorse naturali consumate e di contributo al riscaldamento globale. Secondo il rapporto speciale prodotto dall’Ipcc su cambiamenti climatici e uso del suolo, circa il 23% delle emissioni di gas serra di origine umana proviene da agricoltura, silvicoltura e altri usi del suolo; l’agricoltura, inoltre, è responsabile di circa la metà delle emissioni di metano indotte dall’uomo ed è la principale fonte di protossido di azoto, due gas serra molto potenti.

Quando la filiera agroalimentare italiana incontra le necessità dell’Africa

Tracciare nuove traiettorie di futuro per il continente africano, capaci di creare sviluppo nelle aree più depresse del pianeta e dare un’alternativa alle popolazioni rispetto alla dolorosa scelta di lasciare le proprie terre e finire spesso preda dei trafficanti di essere umani. E’ l’obiettivo del primo progetto agricolo italiano di filiera nel continente africano, sottoscritto dal presidente di Coldiretti Ettore Prandini, la più grande organizzazione agricola a livello italiano ed europeo, Claudio Descalzi amministratore delegato dell’Eni, Società integrata nell’energia impegnata nella promozione della produzione di energia da fonti rinnovabili, Federico Vecchioni amministratore delegato Bonifiche Ferraresi (BF) Spa, la più grande azienda agricola italiana e unico gruppo agro industriale quotato in borsa, e CAI, i Consorzi Agrari d’Italia.

Il ruolo di Eni nel passato, presente e futuro dell’Africa

L’Africa è al centro del recentissimo World Energy Outlook dell’Agenzia Internazionale dell’Energia che le dedica un focus speciale, sottolineando le prospettive future di grande consumatore di energia a livello globale. Quale ritiene sia il ruolo dell’Africa nel prossimo futuro in termini energetici? Riuscirà ad affermarsi anche come produttore energetico a livello mondiale?

Sconfiggere la povertà energetica per vincere la sfida climatica

Fino agli inizi del XIX secolo l’umanità non aveva vissuto quasi alcuno sviluppo economico, al punto che i tassi di povertà dei Paesi più ricchi non superavano quelli dei Paesi più poveri di oggi. Negli Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, dal 40 al 50% circa della popolazione viveva in una condizione simile a quella che troviamo attualmente nelle aree più povere dell’Africa sub-sahariana, e il 10-20% della popolazione poteva essere fatta rientrare tra gli indigenti.

Povertà energetica in Italia: prima le analisi, poi le policy

Fino a pochi anni fa, il tema dell’accesso a sistemi energetici puliti e moderni, a prezzi ragionevoli, era un argomento tipico del dibattito relativo alle economie emergenti dove, ancor‘oggi, 1 miliardo di persone non ha accesso all’elettricità e oltre 2,7 miliardi di persone utilizzano tecnologie inquinanti per la cottura degli alimenti e il riscaldamento. Negli anni recenti, complice da una parte la crisi economica che ha aumentato il numero di persone in povertà, e dall’altra il crescente peso delle componenti para tariffarie nelle bollette, nelle economie avanzate è emerso il problema dell’impossibilità di far fronte al pagamento per i consumi di energia per determinati segmenti della popolazione (affordability).

Povertà energetica in Africa: a colloquio con Romano Prodi

Secondo i dati dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, nel 2017 il numero di persone che non hanno accesso all’elettricità nel mondo è sceso per la prima volta nella storia sotto ad 1 miliardo. Tra il 2016 e il 2017, in particolare, 97 milioni di persone hanno ottenuto l’accesso all’energia elettrica. Un dato che, tuttavia, la stessa AIE definisce impari, dal momento che tre quarti di questi nuovi cittadini energetici si trovano in Asia ed un simile risultato è fortemente dovuto al piano di elettrificazione dei villaggi rurali realizzato dal governo indiano.

E se la rivoluzione circolare iniziasse dal cibo?

Non solo nutrizione, ma anche mezzo di socializzazione, fonte di appagamento, protagonista simbolico di festività e rituali: il cibo è un elemento imprescindibile della vita umana e, come molti altri, si traduce (soprattutto) in economia. Attorno al cibo ruota infatti la più grande industria del mondo, fatta di produzione, distribuzione e smaltimento degli alimenti e responsabile di circa il 10% del PIL mondiale. L’interrogativo, allora, nasce spontaneo: e se la rivoluzione circolare iniziasse proprio dal cibo?

Petrolio e frutteti: la storia di Chevron e il Cawelo Water District

Pistacchi, mandorle, agrumi…petrolio. Quella che sembrerebbe una ricetta di pessimo gusto è invece il possibile titolo di una storica alleanza che va in scena ogni giorno da quasi vent’anni in California, dove l’acqua associata all’estrazione petrolifera viene riciclata per irrigare le coltivazioni agricole limitrofe. Ma facciamo un passo indietro.

Nella contea di Kern, in California, fu scoperto nei primissimi anni del Novecento un mega giacimento di petrolio che prese il nome di Kern River e che contribuì al boom petrolifero a stelle e strisce.

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