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MONDO ENERGIA | 99 ARTICOLI

Come impatterà la tassonomia UE sulle PMI italiane?

La Tassonomia UE per le attività sostenibili è uno degli strumenti principali con cui l’Unione Europea intende canalizzare gli investimenti verso le attività sostenibili e, in questo modo, supportare l’obiettivo di un’economia a zero emissioni entro il 2030. Non sarà un processo semplice: alcune aziende, soprattutto tra le PMI, potrebbero non avere la forza finanziaria per i necessari investimenti; per molte altre sarà l’occasione per un salto tecnologico che potrebbe proiettare la nostra economia in una nuova fase.

Perché l’UE riconosce al nucleare un ruolo in un futuro a zero emissioni?

Durante la Conferenza Stampa che ha seguito il Consiglio "Economia e finanza" del 7 dicembre, il Vicepresidente della Commissione Europea Valdis Dombrovskis ha annunciato l’inserimento del gas naturale e dell’energia nucleare nella tassonomia europea degli investimenti. La decisione verrà confermata con la presentazione del secondo atto delegato sulla tassonomia, ma sembra che la strada intrapresa dalle istituzioni europee vada in quella direzione. 

La tassonomia degli investimenti verdi? Una delusione

Il 7 dicembre è diventato legge il primo di alcuni Atti Delegati della Commissione europea, contenente una lista di attività definite “green”. Una serie inspiegabile di commenti positivi si sono susseguiti alla notizia: l’approvazione è stata definita un momento storico, un punto di riferimento per orientare i capitali verso investimenti verdi, un modello seguito dai leader illuminati del mondo (come Putin e Xi Jinping), mentre i suoi (indefiniti) autori sono stati indicati addirittura come "eroi" verdi.

La transizione fragile e il futuro dei combustibili fossili nel World Energy Outlook 2021

Nella percezione comune, il Covid-19 ha scavato un abisso tra il 2020 e il 2019, come se i mesi precedenti alla pandemia appartenessero ad un’epoca diversa. Il 2021 dei mercati energetici è figlio delle necessarie decisioni prese nel 2020, nonostante appaia così difforme. PUN ai massimi storici (oggi, baseload a 237,31 €/MWh) a causa dell’impennata nei prezzi del gas; una spesa annuale in crescita del 30% per l’elettricità e del 15% per il gas rispetto al 2020 per la famiglia tipo (stime ARERA); un incremento di 1 milione di tonnellate nell’estrazione di carbone in Cina tra settembre e ottobre 2021, con l’aggravio di ulteriori scoperte di petrolio da scisti; costi crescenti per materie prime essenziali nella filiera delle rinnovabili.

Se le politiche climatiche non fanno i conti con l’aumento dei prezzi dell’energia

Dal 31 ottobre al 12 novembre, si è tenuta nella città di Glasgow, in Scozia, la conferenza ONU sui cambiamenti climatici, descritta come l'ultima possibilità per salvare il pianeta. Ciò che muove queste conferenze è la consapevolezza che il riscaldamento climatico abbia origine antropica e che urge un’azione decisa per contrastarlo.

Crisi dei mercati ed effetti sulla transizione: c’è un problema di governance energetica

La situazione del mercato energetico si impone all’attenzione dei governi alle prese con problemi di approvvigionamento, aumento dei prezzi e pressioni inflazionistiche. Questa crisi avviene alla vigilia della COP26 di Glasgow sui cambiamenti climatici e il settore energetico, responsabile dei ¾ delle emissioni, è al centro del dibattito che riguarda gli scenari di profonda trasformazione delle nostre società. L’obiettivo di raggiungere le emissioni nette pari a zero nel 2050 viene vista a livello internazionale come la necessaria soluzione per contenere il riscaldamento della terra nel limite di 1.5 gradi centigradi.

Le proposte di Federconsumatori per calmierare la bolletta

La polemica sui rincari dei costi energetici ha riempito le pagine dei quotidiani e il dibattito politico nei giorni scorsi, sulla scorta delle dichiarazioni per certi versi incaute di alcuni esponenti del Governo. Affermazioni che hanno creato preoccupazione ed allarmismo nei cittadini, già messi a dura prova dalle conseguenze che la pandemia ha determinato sul piano economico, nonché esasperati dai costi energetici su cui grava una tassazione eccessiva.

Da dove viene l’aumento dei prezzi elettrici?

L’aumento dei prezzi del gas cominciato a inizio anno e proseguito in estate con preoccupanti impennate non accenna ad oggi a diminuire. Da metà settembre i prezzi hanno raggiunto picchi intorno ai 70 euro/MWh, segnando un rincaro di quasi il 250% da inizio anno e di circa il 1500% da gennaio 2020. Il verificarsi di un tale andamento già da settembre non fa ben sperare in vista dell’inverno e dell’ulteriore rialzo che sarà trainato dalle esigenze di riscaldamento del settore residenziale.

Spagna, Francia, Germania: la risposta dei governi all’aumento dei prezzi

I prezzi all’ingrosso dell’elettricità stanno sperimentando rialzi molto significativi. Una tendenza che non si manifesta oggi, ma che è evidente nell’ultimo semestre. Sulla scorta della fuoriuscita dalla fase più dura della pandemia di Covid-19, infatti, la ripresa ha avviato il motore della domanda di materie prime e di energia in tutto il mondo e i prezzi sono tornati a crescere a ritmo sostenuto.

Il caro prezzi non si cura con le rinnovabili

L’energia pesa sempre di più e sempre più peserà sui bilanci delle famiglie e sui conti delle imprese. Per due ordini di ragioni. Primo: di carattere congiunturale, ovvero la crisi del mercato del gas indotta dalla famelica domanda dell’Asia disposta a pagare qualsiasi prezzo con rimbalzo immediato sui prezzi europei. Il mercato del gas è ormai globalizzato e ogni stormir di fronde si avverte ovunque. Anche in questo caso l’Europa non conta niente, dipendendo sempre più dagli altri mercati.

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