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MONDO ENERGIA | 150 ARTICOLI

Francia: il malcontento è figlio di scelte politiche sbagliate

Un malcontento generale sta pervadendo la Francia da alcune settimane. La mobilitazione inizia nelle raffinerie: gli scioperi nel comparto mettono in ginocchio il paese a corto di carburante e con file chilometriche in tutti i distributori di benzina. Ma quel che è peggio è che il malcontento si sta estendendo ad altri settori professionali (centrali nucleari, trasporti) facendo tremare il governo Macron. Quale è la ragione alla base delle proteste? La risposta è chiara: molti francesi vedono il proprio potere d’acquisto ridursi a causa di un aumento generalizzato dei costi a cui non si riesce a far fronte, soprattutto nell’energia.

Nord Stream – un “momento Chernobyl’” per le mega-pipelines?

Nell’ultima settimana di settembre, le due linee del gasdotto Nord Stream 1 e una linea del gasdotto Nord Stream 2 sono state colpite da atti di sabotaggio nelle zone economiche esclusive di Danimarca e Svezia. Tali atti hanno provocato massicce fughe di metano e la possibile compromissione permanente delle linee colpite. L’evento segna la potenziale emersione di una nuova fase della partita energetica che sta accompagnando il conflitto in Ucraina.

La NATO e la protezione delle infrastrutture energetiche critiche

La reazione della NATO, a seguito delle esplosioni che hanno danneggiato i gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2 e provocato la conseguente fuoriuscita di gas naturale con un impatto ambientale significativo per l’ecosistema del Mar Baltico, è stata immediata e perentoria, espressione di una volontà comune di garantire e tutelare la sicurezza delle infrastrutture energetiche critiche (gasdotti, oleodotti, elettrodotti, rigassificatori, raffinerie, centrali nucleari, ai quali si aggiungono centrali idroelettriche, parchi eolici ed impianti solari).

Guerra dell’energia: cosa cambia dopo il sabotaggio al Nord Stream?

La guerra in corso non sembra trovare una risoluzione. Al contrario, assistiamo a momenti di escalation che ne rendono sempre più difficile e lontana nel tempo una sua fine. Qualche giorno fa, l’esplosione (o il sabotaggio) al gasdotto Nord Stream ha causato diverse voragini all’impianto, determinando quindi il rilascio di metano nelle acque danesi e nell’atmosfera. È inutile dire quanto si siano inaspriti i toni di una crisi che allontana sempre di più la Russia dall’Europa, entrambe alle prese con gravi difficoltà economiche e sociali. Dell’accaduto e dei possibili risvolti da un punto di vista energetico e della sicurezza, ne abbiamo parlato con Demostenes Floros, Senior Energy Economist presso il CER-Centro Europa Ricerche.

Energia e Lavoro: aumenta l’occupazione nel settore delle energie pulite

L'occupazione nel settore energetico si modificherà rapidamente in ragione del fatto che i paesi e le imprese di tutto il mondo stanno accelerando gli sforzi per decarbonizzare e accrescere la sicurezza energetica. Un simile percorso comporta da un lato, opportunità, ma, dall’altro, sfide. Poiché i paesi che contribuiscono a oltre il 70% delle emissioni globali si sono impegnati a raggiungere le neutralità carbonica entro la metà del secolo, verranno creati decine di milioni di posti di lavoro nel settore dell'energia pulita al fine di  sviluppare e implementare le tecnologie necessarie.

La transizione come volano dell’occupazione

12 milioni: tanti erano i lavoratori già occupati nelle energie rinnovabili in tutto il mondo nel  2020, secondo IRENA, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Rinnovabile diretta dall’italiano Francesco La Camera. Un terzo dei quali solo nel solare. Si badi che i dati si riferiscono al periodo pieno della pandemia e non registrano certo l’ultimo boom del solare e dell’eolico iniziato prima della crisi energetica, ma accelerato con la guerra in Ucraina.  Anche il report in uscita proprio in questi giorni, il 22 settembre, si riferirà comunque allo scorso anno.

La crisi climatica e l’impatto sull’occupazione

La crisi climatica in corso sta cambiando profondamente la sfera occupazionale, marcando non solo precise direzioni di sviluppo – un esempio su tutti, il passaggio dai motori a combustione alla mobilità elettrica – ma tracciando anche nuovi limiti dell’attività lavorativa.

Già tre anni fa, l’International Labour Organization (ILO) metteva apertamente in guardia su questo secondo, quanto trascurato, aspetto: anche contenendo il riscaldamento globale entro +1,5°C a fine secolo (e oggi siamo già attorno a 1,1°C rispetto alla media pre-industriale), entro 8 anni si perderà l’equivalente di 80 milioni di posti di lavoro a causa dello stress termico, il che comporterà perdite economiche stimate, a livello globale, in 2.400 miliardi di dollari.

L’Asia meridionale e l’Africa occidentale saranno le aree più colpite da questo problema, ma sarebbe una grave sottovalutazione non anticiparne i riflessi anche alle nostre latitudini.

Le potenzialità di Ravenna in termini di occupazione e sicurezza energetica

In un momento di crisi come quello attuale, in cui le imprese sono costrette a ridurre la produzione o peggio a chiudere per il caro energia, costituiscono un barlume di speranza le potenzialità in termini economici e soprattutto occupazionali dei tanti progetti che gravitano intorno all’energia a Ravenna. La città, da sempre uno dei più importanti distretti nazionali ma che ha risentito in negativo delle scelte in ambito energetico dei governi succedutisi in questi anni, potrebbe fungere da volano di crescita per la Pianura Padana ma anche per l’Italia tutta, soprattutto per i risvolti positivi in termini di miglioramento della sicurezza energetica. Ne abbiamo parlato con il Sindaco di Ravenna, Michele De Pascale.

Energia: quale solidarietà fra gli Stati europei?

Molti di noi si erano accorti dell'errore strategico che l'Unione Europea stava commettendo, ormai da diversi anni, nel campo dell'energia. Intelligentemente, l'UE aveva messo "tutte le uova in un solo paniere" e ora sta pagando a caro prezzo il suo disarmo energetico unilaterale. Nell'ottobre 2000, la Commissione di Romano Prodi con Loyola de Palacio, responsabile per l'energia, nel suo Libro Verde sulla sicurezza dell'approvvigionamento energetico, ha esortato a diversificare le fonti energetiche, i paesi di importazione e i mezzi e le vie di trasporto.

Il presente e il futuro del nucleare nel Green Deal europeo

In questo periodo complicato e drammatico, a causa della guerra russa all’Ucraina e della crisi energetica e industriale, iniziata nell’estate del 2021 e poi aggravata dal conflitto, il nuovo (ma è veramente così?) “trilemma” dell’energia sta costringendo l’Europa a considerare più seriamente e con più realismo il tema.

Di colpo ci siamo accorti, infatti, che le scelte sull’energia devono contemporaneamente: i) contrastare il riscaldamento globale - un dovere verso il Pianeta e le generazioni future che non può essere sospeso neanche da una guerra, ii) ridurre la dipendenza energetica e strategica dall’estero, iii) limitare i costi e sostenere la ripresa economica del continente.

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