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Nello scenario in continua evoluzione della sicurezza energetica europea, l’Ucraina costituisce uno snodo chiave, al di là del suo ruolo tradizionale di paese di transito del gas. Per tale motivo, visto l’approssimarsi della scadenza del contratto di transito del gas russo del 2024, diventa cruciale il riconoscimento degli asset ucraini e il suo contribuito nel salvaguardare il panorama energetico europeo.
Un anno e mezzo, 93 miliardi di euro e un rigassificatore galleggiante più tardi, l’Italia del “dopo Ucraina” assomiglia ancora molto, forse troppo, all’Italia del “pre-Ucraina”. Con una cruciale differenza: la sicurezza energetica è tornata a essere uno dei fattori che, nella testa dei decisori politici e dunque anche degli imprenditori, condizionerà le scelte di politica energetica negli anni a venire. In questi mesi l’Italia sta entrando in una fase di transizione, che segna il passaggio da una fase di crisi acuta a una di cambiamento strutturale e riassestamento economico.
La transizione “ecologica” è, appunto, transizione. Un processo in cui il fossile si ritira progressivamente dalla scena mantenendo nel mentre un suo ruolo in commedia. Quale sia il ruolo del fossile nell’uscita di scena lo definiscono poi la celerità degli investimenti sostitutivi ed il progresso di tecnologia; e i tempi dell’uscita li dettano la capacità di costruire nuova generazione e la velocità di sostituzione dei convertitori, inclusi quelli domestici (dall’auto al boiler alla cucina a gas). In un mondo che si avvia a 9 miliardi di abitanti direi nulla di possibilmente immediato.
Non succede mai niente, ma quando succede, succede tutto assieme. Si potrebbe raccontare così l’esperienza vissuta sui mercati energetici a partire dalla seconda metà del 2021, quando i prezzi del gas – e conseguentemente dell’energia elettrica – sono saliti sull’ottovolante.
Breve riassunto: tre anni fa, a giugno 2020, nel pieno del Covid, il TTF si scambiava a 5 €/MWh. Fast forward: a giugno 2021 sfondava la barriera psicologica dei 30 €/MWh.
I recenti sviluppi geopolitici e geoeconomici stanno significativamente influenzando l’evoluzione del settore Oil&Gas, con particolare riguardo al comparto del gas naturale, che già da diversi anni ha visto crescere la sua rilevanza a livello globale e nei mix energetici di diversi Paesi, andando progressivamente a spodestare sua maestà il petrolio.
Allo stesso tempo, le numerose scoperte di giacimenti di gas naturale, unite alle innovazioni tecnologiche che hanno reso possibile una più ampia ed economica commercializzazione di questa risorsa,
Le eccezionali ed imprevedibili dinamiche che hanno caratterizzato il settore energetico negli ultimi due anni sono la conseguenza di una trasformazione profonda del sistema a livello globale, iniziata già anni prima. Mentre nelle principali economie avanzate le politiche di investimento si concentravano sui target finali del percorso di transizione energetica, determinando una rilevante contrazione degli investimenti sulla catena del gas, la domanda mondiale di questa commodity continuava a crescere, aumentando la pressione sull’offerta e la competizione per il GNL disponibile.
L’ultimo anno ha segnato un punto di svolta in quella che sembrava una dinamica consolidata sui mercati energetici mondiali, e in particolare europei. Abbiamo dovuto prendere atto di quanto sia complesso disegnare e mantenere il sistema in equilibrio e garantirne un’equa e sostenibile evoluzione.
Il documento illustrato il 25 gennaio scorso, in occasione della prima Assemblea Pubblica di Proxigas, fornisce un quadro lucido delle sfide che il sistema gas deve affrontare se vuole continuare ad esercitare il ruolo che negli ultimi sessant’anni ha garantito alle famiglie e alle imprese del nostro Paese tutta l’energia di cui avevano bisogno, a condizioni competitive.
Nell’ultimo anno, come mai era accaduto prima, è apparso evidente come il gas naturale abbia assunto un ruolo chiave nel garantire la sicurezza energetica del Paese, nonché nel supportare l’importante processo di transizione e il raggiungimento degli sfidanti target definiti a livello europeo.
Le recenti e rapide evoluzioni del contesto geopolitico sui prezzi dell’energia hanno comportato profondi effetti sulle dinamiche dei mercati internazionali, rendendo necessario un ripensamento della politica energetica nazionale che vada oltre l’emergenza e sia in grado di garantire all’Italia adeguati profili di sicurezza, flessibilità e competitività del proprio sistema energetico e produttivo.
In questi ultimi mesi l’intero comparto europeo dell’energia si è trovato nella necessità di fronteggiare l’emergenza scaturita dal conflitto tra Russia e Ucraina con la consapevolezza che ciò̀ avrebbe avuto degli effetti diretti sul cammino verso il “nuovo mondo” decarbonizzato. La crisi energetica che stiamo attraversando, che non coinvolge solo il settore gas, ha non solo cambiato la prospettiva rispetto alla narrazione prevalente del periodo pre-pandemia e pre-guerra ma anche imposto una riconsiderazione dei pesi all’interno del classico “trilemma energetico” sicurezza-competitività-sostenibilità, perché ci si è resi conto che il percorso verso l’obiettivo “net zero” non può essere scisso dalle questioni relative alla certezza delle forniture e alla compatibilità economica.