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Like every five years since 1979, the European Union (EU) agenda has been marked in 2024 by a political changeover, started in June by the European elections and ended in November with the vote of the European Parliament and the decision of the European Council endorsing the new European Commission, which started its mandate on 1st December, and for which energy will remain of the top priorities.
Right on time before the Winter season break, the European institutions just finalized what in Brussels is called the institutional transition, meant as the renewal of the European Parliament, the leadership of the European Commission and the presidency of the European Council.
Come ogni cinque anni dal 1979, l'agenda dell'Unione Europea (UE) è stata segnata nel 2024 da un cambio politico, iniziato a giugno con le elezioni europee e concluso a novembre con il voto del Parlamento Europeo e la decisione del Consiglio Europeo di approvare la nuova Commissione Europea.
Poco prima della pausa invernale, le istituzioni europee hanno finalizzato quella che a Bruxelles viene chiamata la transizione istituzionale, che riguarda il rinnovo del Parlamento Europeo, la leadership della Commissione Europea e la presidenza del Consiglio Europeo.
Non senza difficoltà, il secondo mandato di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Europea è ufficialmente iniziato. Ora, le aspettative sono alte per l'adozione di provvedimenti chiave, tra cui il tanto atteso Clean Industrial Act.
Il mestiere del banchiere centrale è inerentemente complesso. Lo diventa ancor più sotto l’effetto della spettacolarizzazione mediatica cui – nostro malgrado – risponde oggi quell’attività che, un tempo, un certo A. Greenspan definì come quella di cui chi la esercita dovrebbe non parlarne od al massimo farlo tra le righe e con un “farfugliare incoerente”.Ed invece siamo qui – e chi vi scrive fa esercizio di astinenza al riguardo – a sondare ogni pixel delle inesauste attività comunicative multimodali delle schiere di banchieri centrali nostrani, transatlantici e del quadrante oceanico.
L’aumento dei prezzi dei carburanti, al di là delle forti polemiche che ha sollevato, costituisce un’importante occasione per riflettere su una questione rilevante per il paese. Si tratta però di un argomento complesso che esula dal contingente e che andrebbe trattato tenendo conto della strategicità e rilevanza del downstream petrolifero per la sicurezza energetica nazionale. Da qui muove la necessità di una riforma strutturale del sistema fiscale, accise comprese, che favorirebbe un maggiore sviluppo dei low carbon fuels e di una maggiore attenzione al comparto della raffinazione, che ci consente di non essere totalmente dipendenti dall’estero. Di questi aspetti ne abbiamo discusso approfonditamente con Claudio Spinaci, Presidente Unem.
Che con l’eliminazione degli sconti sulle accise i prezzi dei carburanti potessero subire un rialzo era prevedibile; quel che non ci si poteva aspettare era la conseguente onda mediatica. Accuse di speculazione mosse dal Governo, poi leggermente ridimensionate, appello dai parte dei gestori, approvazione in tempi record di un Decreto Trasparenza. Abbiamo cercato di ripercorrere i principali eventi di questi ultimi giorni con il Presidente di Assopetroli-Assoenergia Andrea Rossetti che ci ha esposto, con chiarezza e dettaglio, le sue ragioni e le sue perplessità sul nuovo Decreto.
Accise e prezzi: vicenda davvero paradossale. Innanzitutto, nata da una bufala, cioè che i prezzi fossero arrivati a 2,5 euro/litro misurati non si sa dove, dal momento che anche i dati di picco (isola di Vulcano, La Maddalena, autostrada) erano ancora lontani 10-20 centesimi da quel livello. I media ci si sono gettati sopra senza verificare alcunché sull’onda emozionale dell’aumento delle accise (nelle situazioni di picco i prezzi erano alti anche prima dell’aumento delle accise, il Ministero ha tutti i dati per confermarlo). A oggi i prezzi sono aumentati in tutta la rete di 0,180 euro/litro e di 0,157 sulla rete autostradale rispetto alla fine di dicembre, con le accise cresciute di 0,183; nel frattempo la quotazione dei raffinati è cresciuta di 0,052 per la benzina e di 0,015 per il gasolio. Questa è la verità e anche su questo il Ministero ha i dati.
Le recenti polemiche sulla speculazione dei prezzi dei carburanti, sfociate nel DL Trasparenza, evidenziano le molte criticità del sistema. Partiamo dalla speculazione che è stata denunciata anche da fonti autorevoli. I dati ufficiali diffusi dai Ministeri competenti e dall’Osservatorio prezzi dei carburanti, oltre che da Mister Prezzi, ci dicono che sui punti vendita carburanti non si è consumata alcuna speculazione. In occasione del taglio delle accise adottato nel mese di marzo scorso e in occasione del ripristino delle stesse nel mese di dicembre 2022 e di gennaio 2023, le gestioni hanno adottato puntualmente la variazione di accise, senza alcun intervento ulteriore sui prezzi.