Alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Acqua, sono stati presentati i dati del Blue Book della Fondazione Utilitatis, realizzato in collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti e Istat e con il supporto di Utilitalia. Lo studio evidenzia come la gestione ottimale della risorsa idrica è un obiettivo imprescindibile per il diritto all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari ed ha impatti sociali, ambientali ed economici.
Intervista a Massimo Ricci, Direttore Divisione Energia di ARERA
Il tema più caldo del momento è di certo il caro energia. Ne abbiamo ampiamente parlato con Massimo Ricci, Direttore Divisione Energia di ARERA, mettendo a fuoco le misure attivate da ARERA per contenere gli effetti collaterali di questa fase e ragionando a 360° sia sulle cause che possono aver determinato l’escalation dei prezzi sia sulle possibili soluzioni. Si evidenzia una condizione critica che coinvolge tutto il settore, dai consumatori alle società di vendita.
La ripresa delle grandi economie mondiali (Stati Uniti, Cina e India in particolare) ha determinato un forte aumento della domanda di gas. Il quadro geopolitico, con le crisi in Kazakistan e Ucraina, sta esacerbando le tensioni sui prezzi. Il costo dell’energia elettrica sale perché è aumentato di oltre quattro volte il prezzo del gas rispetto alla media degli ultimi anni (oggi è di 85 €/MWh a fronte di 20 €/MWh in media negli scorsi anni) con cui viene prodotta la maggior parte dell’elettricità in Italia e in molti Paesi europei.
Nella seconda metà del 2021, la crisi dei prezzi del gas naturale, tuttora in corso, ed il minore apporto delle fonti rinnovabili, in particolare nell’Europa settentrionale per l’eolico, hanno provocato una revisione sia del sentiment che degli scenari: definita come “un’iniezione di sano realismo” si è presa contezza che la traiettoria verso la piena decarbonizzazione implica rilevanti costi, che l’afflato ambientale deve prendere in considerazione la dimensione sociale e che al 2050, a tecnologia nota, le sole fonti rinnovabili non sembrano poter garantire la sicurezza necessaria dei sistemi energetici nei paesi europei. La discussione in corso sulla proposta della Commissione UE sulla tassonomia, ora includente anche il nucleare ed il gas naturale, ne sono uno degli esempi.
Qual è il futuro delle reti locali del gas nella transizione energetica? Per le sue dimensioni, il sistema di tubi, cabine e contatori che porta il metano nelle nostre case, uffici, ospedali e Pmi sarebbe a pieno titolo uno dei giganti tra le infrastrutture energetiche nazionali. Forse troppo frammentato per accorgersene, però, vive da tempo una fase di stagnazione e disorientamento, anche a causa della disattenzione del decisore pubblico, che sembra ricordarsi che esiste solo quando la cronaca ce lo costringe.
A che punto sono le gare per la distribuzione del gas? Dei 177 ambiti “ottimali”, al momento quelle svolte o avviate si contano sulle dita delle mani. Nella maggior parte del paese, sembra che non ci si scampo per sfuggire alla tirannia dello status quo. Del resto, tutto sembra disegnato per favorire l’inerzia: i gestori uscenti non hanno interesse alla contendibilità dei “loro” asset; molti comuni hanno partecipazioni nelle società incumbent; e molti altri, semplicemente, non vogliono perdere una leva indiretta di intervento diretto nell’economia attraverso assunzioni e forniture. La disciplina delle gare gas risale, nel suo impianto, al 1999.
Sino ad oggi il gas naturale ha rappresentato l’input energetico primario nel settore residenziale in Europa con una quota del 32% sui consumi finali di energia seguito dall’elettricità (25%), dalle fonti rinnovabili (20%), dai prodotti petroliferi (12%), dal calore derivato (8%) e dai combustibili solidi (3%). Più in particolare, nell’UE 27, il gas naturale costituisce il 69% dei consumi energetici del settore residenziale in Olanda, il 52% di quelli italiani, il 49% di quelli ungheresi, il 42% di quelli imputabili al settore residenziale in Belgio e il 39% di quelli tedeschi.
Nel periodo gennaio-novembre 2021, in Europa i prezzi spot del gas naturale all’ingrosso sono in media più che quadruplicati rispetto allo stesso periodo del 2020. Nel corso di quest’anno, all’hub italiano PSV le quotazioni sono passate dai 20 €/MWh di gennaio ai 95 €/MWh circa dei primissimi giorni di dicembre; andamento analogo si riscontra negli altri principali punti di scambio europei.
Nel mese di novembre, alla vigilia della stagione invernale, i prezzi sulla borsa elettrica hanno aggiornato nuovamente il massimo storico: 226 €/MWh.
Si tratta del culmine, finora, di una fase di rialzi che prosegue da un anno e mezzo e dalla scorsa estate è divenuta un vero e proprio rally. Il record di novembre, infatti, è il quinto consecutivo dopo i 102,65 di luglio, i 112,4 di agosto, 158,6 di settembre e i 217,6 di ottobre.
L’assemblea 2021 di Assopetroli-Assoenergia si accende sotto due coni di luce convergenti: il brutale rincaro dei prezzi dell’energia e l’incertezza delle policy sulla decarbonizzazione, a pochi giorni da Glasgow. Due facce della stessa medaglia.
L’impeto del caro energia dovrebbe richiamare l’attenzione di analisti e decisori sullo squilibrio strutturale tra domanda e offerta che è alla base degli aumenti, per cercare di porvi rimedio.