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La Spagna e le misure per affrontare la crisi energetica

La Spagna è uno dei primi paesi dell'UE ad essere stato colpito dalla crisi energetica. Eppure potrebbe essere uno dei meno esposti a uno shock prolungato. Tra marzo 2021, quando si sono fatti sentire i primi sentori della crisi e la fine 2021, i prezzi dell'energia sono aumentati di oltre il 31%. Si tratta di dieci punti percentuali in più rispetto alla media del rialzo registrato in UE.

Prezzi dell’energia: quanto possono salire ancora?

A voler cercare nella figura qui sotto i record dei prezzi di elettricità e gas che tanto fecero scalpore nell'estate del 2021, quasi si fatica a trovarli. Nell’anno successivo sono stati, infatti, seguiti da una serie di ondate (almeno quattro) di aumenti assai peggiori. L’ultimo sembra aver avuto il suo picco nei giorni scorsi e si prepara ora a scaricare i propri effetti sull’economia.

Energia: quale solidarietà fra gli Stati europei?

Molti di noi si erano accorti dell'errore strategico che l'Unione Europea stava commettendo, ormai da diversi anni, nel campo dell'energia. Intelligentemente, l'UE aveva messo "tutte le uova in un solo paniere" e ora sta pagando a caro prezzo il suo disarmo energetico unilaterale. Nell'ottobre 2000, la Commissione di Romano Prodi con Loyola de Palacio, responsabile per l'energia, nel suo Libro Verde sulla sicurezza dell'approvvigionamento energetico, ha esortato a diversificare le fonti energetiche, i paesi di importazione e i mezzi e le vie di trasporto.

Le armi della Francia di fronte alla guerra energetica

Al rientro dalla pausa estiva, il Presidente Macron ha rilasciato un’intervista che non è passata inosservata. Sacrifici, sforzi, fine dell’abbondanza: tali i termini in cui si è espresso. Il 2 settembre si è poi tenuto un consiglio di difesa speciale sul tema dell’energia, come quelli che hanno scandito la pandemia da Covid-19. Insomma, il tono è grave.

Germania: decisioni difficili sul gas

Il 2 settembre, Gazprom ha annunciato la chiusura a tempo indeterminato del gasdotto Nord Stream. Già da qualche mese, i funzionari europei dell'energia si stanno preparando ad affrontare lo scenario peggiore, ovvero quello di un taglio totale del gas russo, e quel momento è quasi arrivato. La Germania ha commesso anni di errori politici che l'hanno resa eccessivamente dipendente dalla Russia e ora il governo si sta affrettando a gestire i consumi di gas e trovare forniture alternative. Ma non c'è modo per le imprese, i cittadini e l’economia tedesca di evitare un inverno difficile. Quali sono le misure messe in atto?

Gas: più che di price cap sarebbe meglio parlare di volume cut

Le tensioni sul mercato del gas naturale hanno inizio nell’autunno 2021, in ragione di un importante aumento della domanda, in particolare del GNL, non accompagnato da sufficienti disponibilità e, come gli eventi successivi hanno reso evidente, anche in ragione del palesarsi delle prime tensioni geopolitiche. Successivamente all’imprevedibile inizio della guerra russo-ucraina, le tensioni si sono acuite e si sono progressivamente accompagnate ad una crescente consapevolezza del rischio volumi.

Puntare sul senso di responsabilità della popolazione

Nel momento in cui scriviamo (18 luglio) vi è una totale incertezza sul fronte del gas relativamente a quel che potrà succedere dopo il 21 luglio, data fissata per il termine della manutenzione del Nord Stream 1. Chiusura che ha causato l’azzeramento delle preponderanti forniture russe alla Germania e un ulteriore balzo dei prezzi del gas sulle piattaforme negoziali europee che in un mese sono all’incirca raddoppiate, arrivando su quella italiana PSV a livelli prossimi ai massimi che si ebbero alla fine del 2021.

Forse, anche l’Italia dovrebbe muoversi!

Che fare in caso di taglio delle forniture dalla Russia? Ormai la possibilità che, a un certo punto dell’inverno, le importazioni di gas dalla Russia verso l’Europa si interrompano o si riducano sensibilmente non è più una remota eventualità. È un rischio concreto. Il governo ha messo in campo tutti gli strumenti disponibili nel breve termine per aumentare l’offerta: la ricerca di nuovi contratti di fornitura via tubo o Gnl, l’avvio delle procedure per l’installazione di due unità di rigassificazione galleggianti, la ripresa dello sfruttamento delle risorse nazionali.

La reazione europea all'aumento dei prezzi dell'energia per i consumatori finali

Il rialzo dei prezzi, causato dalla ripresa delle attività economiche post pandemia e dalla successiva invasione dell’Ucraina, ha determinato una decisa reazione degli Stati europei per limitare l’aumento dei prezzi per i consumatori finali.

Le misure adottate possono essere classificate in tre tipologie: i) impegno diretto di risorse pubbliche, ii) estrazione della rendita inframarginale dei produttori di energia elettrica, e iii) regolazione dei prezzi retail applicati ai consumatori finali.

Come ridurre la dipendenza dalla Russia? Il piano dell’IEA

Da un punto di vista energetico, l'Unione europea è fortemente dipendente dai combustibili fossili, che contribuiscono per due terzi al mix energetico comunitario. Buona parte dei combustibili consumati è importata, con la Russia che gioca un ruolo di primo piano. Nel 2021 da Mosca è giunto il 45% dell’import di carbone, il 45% di gas naturale e il 25% di petrolio. Il gas naturale russo ha coperto quasi il 40% della domanda di questa fonte dell'Unione europea. Si tratta di una quota aumentata negli ultimi anni, a causa del calo della produzione interna. L'Italia e la Germania sono i primi 2 importatori di gas naturale russo dell’UE.

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