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Gas: più che di price cap sarebbe meglio parlare di volume cut

Le tensioni sul mercato del gas naturale hanno inizio nell’autunno 2021, in ragione di un importante aumento della domanda, in particolare del GNL, non accompagnato da sufficienti disponibilità e, come gli eventi successivi hanno reso evidente, anche in ragione del palesarsi delle prime tensioni geopolitiche. Successivamente all’imprevedibile inizio della guerra russo-ucraina, le tensioni si sono acuite e si sono progressivamente accompagnate ad una crescente consapevolezza del rischio volumi.

Puntare sul senso di responsabilità della popolazione

Nel momento in cui scriviamo (18 luglio) vi è una totale incertezza sul fronte del gas relativamente a quel che potrà succedere dopo il 21 luglio, data fissata per il termine della manutenzione del Nord Stream 1. Chiusura che ha causato l’azzeramento delle preponderanti forniture russe alla Germania e un ulteriore balzo dei prezzi del gas sulle piattaforme negoziali europee che in un mese sono all’incirca raddoppiate, arrivando su quella italiana PSV a livelli prossimi ai massimi che si ebbero alla fine del 2021.

Forse, anche l’Italia dovrebbe muoversi!

Che fare in caso di taglio delle forniture dalla Russia? Ormai la possibilità che, a un certo punto dell’inverno, le importazioni di gas dalla Russia verso l’Europa si interrompano o si riducano sensibilmente non è più una remota eventualità. È un rischio concreto. Il governo ha messo in campo tutti gli strumenti disponibili nel breve termine per aumentare l’offerta: la ricerca di nuovi contratti di fornitura via tubo o Gnl, l’avvio delle procedure per l’installazione di due unità di rigassificazione galleggianti, la ripresa dello sfruttamento delle risorse nazionali.

La reazione europea all'aumento dei prezzi dell'energia per i consumatori finali

Il rialzo dei prezzi, causato dalla ripresa delle attività economiche post pandemia e dalla successiva invasione dell’Ucraina, ha determinato una decisa reazione degli Stati europei per limitare l’aumento dei prezzi per i consumatori finali.

Le misure adottate possono essere classificate in tre tipologie: i) impegno diretto di risorse pubbliche, ii) estrazione della rendita inframarginale dei produttori di energia elettrica, e iii) regolazione dei prezzi retail applicati ai consumatori finali.

Come ridurre la dipendenza dalla Russia? Il piano dell’IEA

Da un punto di vista energetico, l'Unione europea è fortemente dipendente dai combustibili fossili, che contribuiscono per due terzi al mix energetico comunitario. Buona parte dei combustibili consumati è importata, con la Russia che gioca un ruolo di primo piano. Nel 2021 da Mosca è giunto il 45% dell’import di carbone, il 45% di gas naturale e il 25% di petrolio. Il gas naturale russo ha coperto quasi il 40% della domanda di questa fonte dell'Unione europea. Si tratta di una quota aumentata negli ultimi anni, a causa del calo della produzione interna. L'Italia e la Germania sono i primi 2 importatori di gas naturale russo dell’UE.

Caro energia: cosa fare per ridurre i nostri consumi

Attuare semplici misure per ridurre i consumi domestici può contribuire a limitare la dipendenza dal gas di importazione e, allo stesso tempo, alleggerire le bollette. Bastano infatti alcuni comportamenti quotidiani per ottenere considerevoli risparmi: ad esempio spegnere le luci e il riscaldamento quando usciamo di casa, non aprire le finestre se ci sono i termosifoni accesi e spegnere il pc se non lo usiamo. È importante anche non eccedere con la temperatura nell’abitazione, né con le ore di accensione degli impianti.

La rete di distribuzione supporterà lo sviluppo delle rinnovabili

La crisi energetica degli ultimi mesi ha reso ancora più evidente quanto sia importante per il nostro Paese accelerare la transizione energetica e ridurre la propria dipendenza dalle fonti fossili, in particolare dal gas importato dall’estero. Affinché ciò avvenga è necessario muoverci verso una progressiva elettrificazione dei consumi finali puntando con convinzione sullo sviluppo di nuove fonti rinnovabili, su un territorio, il nostro, ricco di risorse sia solari che eoliche.

Le statistiche dell’Istat sull’acqua

In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, l’Istat ha pubblicato online un focus tematico che presenta una lettura integrata delle statistiche sulle acque condotte dall’Istituto, con particolare riferimento al triennio 2019-2021. L'acqua e l’insieme dei servizi a essa correlati sono elementi imprescindibili per la sostenibilità ambientale, il benessere dei cittadini e la crescita economica.

Il focus abbraccia diversi aspetti legati alla risorsa idrica, fornendo un approfondimento su: caratteristiche dei servizi idrici per uso civile; valutazione delle famiglie sul servizio idrico e sulle preoccupazioni ambientali; spese familiari sostenute per l’acqua; situazione degli apporti meteorici in Italia e nelle principali città; estrazione di acque minerali naturali a fini di produzione.

Una gestione ottimale della risorsa idrica richiede investimenti

Alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Acqua, sono stati presentati i dati del Blue Book della Fondazione Utilitatis, realizzato in collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti e Istat e con il supporto di Utilitalia. Lo studio evidenzia come la gestione ottimale della risorsa idrica è un obiettivo imprescindibile per il diritto all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari ed ha impatti sociali, ambientali ed economici.

Quanto pesa la crisi sul comparto agroalimentare italiano?

In un Paese come l’Italia, dove l’85% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada l’attuale aumento dei prezzi di benzina e gasolio ha un effetto valanga sui costi delle imprese e sulla spesa di consumatori, oltre ad alimentare psicosi, accaparramenti e speculazioni. Occorre intervenire nell’immediato – evidenzia Coldiretti - per contenere i costi energetici delle attività produttive e distributive essenziali al Paese, contrastando i fenomeni speculativi chiaramente in atto con lo stop dell’autotrasporto. Uno stop che può provocare danni incalcolabili alla filiera agroalimentare mettendo a rischio i prodotti più deperibili, dall’ortofrutta al latte, dalla carne al pesce ma anche alimentando una pericolosa psicosi negli acquisti sugli scaffali dei supermercati.

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