Una possibile soluzione per far fronte alla sempre crescente domanda idrica e al deterioramento quali-quantitativo delle tradizionali fonti di approvvigionamento - oltre/dopo/insieme aver messo in campo azioni di aumento dell’efficienza distributiva e di contenimento della domanda - è quella di ampliare l’offerta idrica facendo ricorso a fonti “non convenzionali” quali quelle connesse al riuso e alla dissalazione. Del resto, mari e oceani rappresentano la principale riserva di acqua nel globo e, negli ultimi anni, la possibilità di accedervi è significativamente aumentata in ragione dell’evoluzione nei processi tecnologici connessi e delle accresciute complessità ambientali nel reperire nuove fonti di approvvigionamento idrico.
Il nostro mondo è fatto di gocce. Il 70% del pianeta è costituito d’acqua, tra mari, laghi, fiumi, falde, ghiacciai, terreno, nell’atmosfera, che attraverso il ciclo idrologico alimentato dal sole, si muove in continuazione e si trasforma nelle diverse forme di pioggia, neve, ghiaccio, acqua salata, acqua dolce. Il 97,5% di quest’acqua però è salata mentre solo il 2,5% è dolce; di questa solo lo 0,1% è accessibile per il consumo umano. L’acqua potabile non è rinnovabile così velocemente come si può pensare, secondo una stima, ci vogliono ben 40 anni prima che la goccia di pioggia caduta sulle montagne arrivi a noi uscendo dal rubinetto di casa. Circa 800 milioni di persone soffrono la crisi idrica, tra Asia, Africa e America Latina, e nel 2050 saranno 4 miliardi.
Pistacchi, mandorle, agrumi…petrolio. Quella che sembrerebbe una ricetta di pessimo gusto è invece il possibile titolo di una storica alleanza che va in scena ogni giorno da quasi vent’anni in California, dove l’acqua associata all’estrazione petrolifera viene riciclata per irrigare le coltivazioni agricole limitrofe. Ma facciamo un passo indietro.
Nella contea di Kern, in California, fu scoperto nei primissimi anni del Novecento un mega giacimento di petrolio che prese il nome di Kern River e che contribuì al boom petrolifero a stelle e strisce.
Dopo alcuni anni di battaglie fratricide, le aziende che producono biodiesel in Italia, convinte che un’unica associazione sia più forte, hanno deciso di superare le divisioni interne e di riunirsi nuovamente in Assitol, l’Associazione Italiana dell’Industria Olearia, che in Confindustria rappresenta e tutela le aziende che lavorano oli e grassi ad uso alimentare, mangimistico, tecnico ed energetico.
Quali sono le materie prime vegetali utilizzate per la produzione di biodiesel in Italia? Il mercato degli oli vegetali internazionale è un mercato trasparente?
L’aumento della popolazione mondiale e la conseguente domanda di cibo, acqua ed energia sta esercitando una crescente pressione su suolo, risorse idriche ed ecosistemi. Le proiezioni delle Nazioni Unite indicano una popolazione di 9,7 miliardi nel 2050 (UN, 2015) e l’Agenzia Internazionale per l’Energia prevede un conseguente aumento del consumo di energia al 2040 del 31% rispetto al 2014. Il consumo di cibo aumenterà del 50% contestualmente all’aumento della popolazione a causa del cambiamento delle abitudini alimentari dei paesi emergenti, a forte crescita demografica (FAO, 2013). Tutta la produzione alimentare dipende direttamente o indirettamente dall'agricoltura alla quale attiene la maggior parte dell’attuale utilizzo di risorsa idrica dolce (circa l'85% a scala mondiale). Solo una piccola frazione di acqua viene utilizzata per uso domestico (≈ 5%), mentre circa il 10% su scala mondiale viene utilizzata per usi industriali facenti direttamente uso di energia.