Il rincaro del costo dell’energia attanaglia le famiglie ormai da mesi e va avanti ininterrottamente, tra alti e bassi, dal IV trimestre 2020. Oggi, tutti siamo convinti che tali rincari siano dovuti alle conseguenze della guerra in Ucraina, che sicuramente incidono notevolmente, ma le spinte al rialzo sono iniziate molto prima e sono oggi aggravate da forti e intollerabili dinamiche speculative.
A distanza di sette mesi dall’ultima intervista fatta ad ARERA su questo portale, torniamo a parlare con Massimo Ricci Direttore della Divisone Energia dei temi caldi del caro energia e di come consumatori e operatori devono fronteggiare quella che può essere definita come la più grave crisi energetica del secondo dopoguerra. Misure governative, interventi regolatori ma anche l’impegno a risparmiare degli utenti saranno indispensabili per gestire l’emergenza.
La Spagna è uno dei primi paesi dell'UE ad essere stato colpito dalla crisi energetica. Eppure potrebbe essere uno dei meno esposti a uno shock prolungato. Tra marzo 2021, quando si sono fatti sentire i primi sentori della crisi e la fine 2021, i prezzi dell'energia sono aumentati di oltre il 31%. Si tratta di dieci punti percentuali in più rispetto alla media del rialzo registrato in UE.
A voler cercare nella figura qui sotto i record dei prezzi di elettricità e gas che tanto fecero scalpore nell'estate del 2021, quasi si fatica a trovarli. Nell’anno successivo sono stati, infatti, seguiti da una serie di ondate (almeno quattro) di aumenti assai peggiori. L’ultimo sembra aver avuto il suo picco nei giorni scorsi e si prepara ora a scaricare i propri effetti sull’economia.
Molti di noi si erano accorti dell'errore strategico che l'Unione Europea stava commettendo, ormai da diversi anni, nel campo dell'energia. Intelligentemente, l'UE aveva messo "tutte le uova in un solo paniere" e ora sta pagando a caro prezzo il suo disarmo energetico unilaterale. Nell'ottobre 2000, la Commissione di Romano Prodi con Loyola de Palacio, responsabile per l'energia, nel suo Libro Verde sulla sicurezza dell'approvvigionamento energetico, ha esortato a diversificare le fonti energetiche, i paesi di importazione e i mezzi e le vie di trasporto.
Al rientro dalla pausa estiva, il Presidente Macron ha rilasciato un’intervista che non è passata inosservata. Sacrifici, sforzi, fine dell’abbondanza: tali i termini in cui si è espresso. Il 2 settembre si è poi tenuto un consiglio di difesa speciale sul tema dell’energia, come quelli che hanno scandito la pandemia da Covid-19. Insomma, il tono è grave.
Il 2 settembre, Gazprom ha annunciato la chiusura a tempo indeterminato del gasdotto Nord Stream. Già da qualche mese, i funzionari europei dell'energia si stanno preparando ad affrontare lo scenario peggiore, ovvero quello di un taglio totale del gas russo, e quel momento è quasi arrivato. La Germania ha commesso anni di errori politici che l'hanno resa eccessivamente dipendente dalla Russia e ora il governo si sta affrettando a gestire i consumi di gas e trovare forniture alternative. Ma non c'è modo per le imprese, i cittadini e l’economia tedesca di evitare un inverno difficile. Quali sono le misure messe in atto?
Non si possono centrare gli obiettivi della decarbonizzazione senza passare dal gas. Tra le principali fonti del mix energetico globale, il gas naturale svolge e svolgerà ancora di più in futuro, con i gas verdi, un ruolo pivotale nel processo di transizione energetica, oltre ad essere indispensabile per garantire la sicurezza energetica dei sistemi nazionali. Per accompagnare questo processo serve però un’ulteriore spinta tecnologica, maggiori investimenti e una propensione politica che non abbia pregiudizi. Tutti temi che abbiamo trattato con Luigi Ciarrocchi, Presidente di Assorisorse.
In seguito all’attacco russo all’Ucraina, la Commissione Europea ha proposto un piano per limitare drasticamente le importazioni di energia dalla Russia: il REPowerEU Plan, presentato in due comunicazioni pubblicate l’8 marzo e il 18 maggio 2022. Benché complesso e articolato in numerose aree e strategie, il REPowerEU può essere riassunto in tre obiettivi centrali: risparmio ed efficientamento energetico; diversificazione delle importazioni di fonti fossili, gas in particolare; accelerazione della transizione energetica.
Spesso mi sono sentita dire che il tema delle emissioni di metano è un tema troppo tecnico e ingegneristico, difficilmente assimilabile a problematiche politico-sociali di ampio respiro. Ma la situazione di emergenza energetica e climatica che ci troviamo ad affrontare dimostra invece quanto questi due aspetti siano intrinsecamente correlati. Tanto più che se si parla di transizione energetica, si intende un periodo di passaggio da fonti di produzione basate sui combustibili fossili, a un più efficiente paradigma a emissioni zero, con un mix di energie rinnovabili e nuovi gas.