L’ultimo anno ha segnato un punto di svolta in quella che sembrava una dinamica consolidata sui mercati energetici mondiali, e in particolare europei. Abbiamo dovuto prendere atto di quanto sia complesso disegnare e mantenere il sistema in equilibrio e garantirne un’equa e sostenibile evoluzione.
Il documento illustrato il 25 gennaio scorso, in occasione della prima Assemblea Pubblica di Proxigas, fornisce un quadro lucido delle sfide che il sistema gas deve affrontare se vuole continuare ad esercitare il ruolo che negli ultimi sessant’anni ha garantito alle famiglie e alle imprese del nostro Paese tutta l’energia di cui avevano bisogno, a condizioni competitive.
Nell’ultimo anno, come mai era accaduto prima, è apparso evidente come il gas naturale abbia assunto un ruolo chiave nel garantire la sicurezza energetica del Paese, nonché nel supportare l’importante processo di transizione e il raggiungimento degli sfidanti target definiti a livello europeo.
Le recenti e rapide evoluzioni del contesto geopolitico sui prezzi dell’energia hanno comportato profondi effetti sulle dinamiche dei mercati internazionali, rendendo necessario un ripensamento della politica energetica nazionale che vada oltre l’emergenza e sia in grado di garantire all’Italia adeguati profili di sicurezza, flessibilità e competitività del proprio sistema energetico e produttivo.
In questi ultimi mesi l’intero comparto europeo dell’energia si è trovato nella necessità di fronteggiare l’emergenza scaturita dal conflitto tra Russia e Ucraina con la consapevolezza che ciò̀ avrebbe avuto degli effetti diretti sul cammino verso il “nuovo mondo” decarbonizzato. La crisi energetica che stiamo attraversando, che non coinvolge solo il settore gas, ha non solo cambiato la prospettiva rispetto alla narrazione prevalente del periodo pre-pandemia e pre-guerra ma anche imposto una riconsiderazione dei pesi all’interno del classico “trilemma energetico” sicurezza-competitività-sostenibilità, perché ci si è resi conto che il percorso verso l’obiettivo “net zero” non può essere scisso dalle questioni relative alla certezza delle forniture e alla compatibilità economica.
In June 2022, the Spanish government (along with that of Portugal) introduced a cap on the price of gas that enters the generation of electricity. The measure was taken after a long period of negotiations with the European Commission, since it represented an exception vis-à-vis the internal market, thereby requiring prior agreement within the EU.
Germany’s so-called national “price brakes” on gas and electricity agreed at the end of 2022 are the single largest financial support measure the country has taken so far to shield energy customers from skyrocketing prices in the wake of Russia’s war on Ukraine. Contrary to the EU-wide gas price cap, the German subsidy does not set a ceiling for purchases on international markets but rather ensures that customers can cover most of their demand at a fixed rate if market prices exceed a certain threshold.
Due anni fa (11 gennaio 2021) ICE/TTF quotava il gas a poco più di 17 €/MWh. Il 22 dicembre dello stesso anno ha superato i 130. Una settimana prima dell’invasione dell’Ucraina (17 febbraio 2022) era tornato poco sopra i 64 Euro. L’invasione all’inizio lo fa salire ma non troppo. Poi il 3 Marzo schizza a quasi 133; si prende un breve riposo e poi (7 luglio) rischizza oltre i 180. Ad agosto più che schizzare esplode. Il 26 del mese segna 342,864. Poi comincia a scendere, con un piccolo rimbalzino (ma proprio piccolo) in coincidenza con l’esplosione di Nord Stream 1 e 2.
Tra poche settimane, il 15 febbraio, entrerà in vigore il famigerato price cap sul gas. Potremo forse scoprire se avevano ragione i fautori di tale misura, secondo i quali esso consentirà di tagliare le unghie alla speculazione, oppure i critici, convinti che mettere un tetto al prezzo possa esacerbare la scarsità di gas e compromettere la già precaria sicurezza degli approvvigionamenti. È più probabile, però, che saremo costretti a tenerci il dubbio ancora per un po’. L’andamento attuale dei prezzi – nel momento in cui scriviamo questo articolo, le quotazioni al TTF veleggiano al di sotto dei 70 €/MWh – è ben lontano dalla soglia oltre la quale scatta il “meccanismo di correzione del mercato” su cui Consiglio e Commissione Ue hanno trovato il compromesso politico lo scorso 19 dicembre.
I "freni ai prezzi" su gas ed elettricità approvati in Germania alla fine del 2022 sono la più grande misura di sostegno finanziario che il paese abbia adottato finora per proteggere i consumatori energetici dai rialzi susseguenti lo scoppio della guerra della Russia contro l'Ucraina. A differenza del price cap al gas concordato a livello UE, il sussidio tedesco non fissa un tetto per gli acquisti sui mercati internazionali, ma garantisce ai clienti di coprire la maggior parte della loro domanda ad un costo fisso, qualora i prezzi di mercato superano una certa soglia.
Nel giugno 2022, il governo spagnolo insieme a quello portoghese ha introdotto un tetto al prezzo del gas utilizzato nella generazione elettrica. La misura è stata adottata solo dopo un lungo periodo di trattative con la Commissione europea, in quanto, rappresentando un'eccezione rispetto alle regole del mercato interno, ha richiesto un accordo preventivo all'interno dell'UE.