Il 2022 è stato l’anno più caldo mai registrato in Francia dal 1947 e caratterizzato da un deficit pluviometrico del 25%. Numerosi incendi hanno imperversato in oltre 72 mila ettari di foreste, danneggiando la biodiversità e riducendo drasticamente gli introiti estivi derivati dal turismo. La siccità estrema non ha risparmiato neppure il settore energetico, già precario a causa dello stop per manutenzione del 65% delle centrali nucleari esistenti.
Dopo un anno terribile per il comparto idroelettrico, come quello registrato nel 2022, il 2023 si preannuncia altrettanto difficile. Se il settore è abituato ad alternare periodi più prosperi ad altri più difficili, non è altrettanto attrezzato a superare crisi così prolungate che rischiano di diventare sistemiche. Quale è, quindi, la reale situazione degli operatori del comparto? Quali le principali criticità da superare? Dove è possibile intervenire? Ne abbiamo parlato con Paolo Taglioli Presidente di Assoidroelettrica.
Che l’Europa e l’Italia possiedano sul loro territorio minerali critici è noto. Non altrettanto scontato è che tali prodotti possano essere utilizzabili con facilità. Richiedono infatti un processo di lavorazione ad elevato impatto ambientale, difficilmente compatibile con le normative ambientali del Vecchio Continente. Questo però non vuol dire che di queste risorse si debba fare a meno. Bisogna sfruttarle sì, ma secondo un nuovo approccio che coniughi attività estrattiva e recupero ambientale. Per farlo serve acquisire expertise e know how che ci consentano di competere veramente con gli altri player internazionali. Di tutto questo ne abbiamo parlato con Corrado Baccani Esperto di Attività Minerarie, Past board member di Assorisorse
L’annuncio della scoperta del giacimento di Per Geijer nel mese di gennaio è stata connotata, a nostro avviso, da un eccesso di comunicazione mediatica che ha confuso realtà scientifiche e prospettive concrete sulle potenzialità di sviluppo di una supply chain europea delle terre rare. Probabilmente l’opportunità di avere l’attenzione mediatica concentrata sul lancio inaugurale di un satellite dal Centro spaziale di Esrange, a soli 40 km da Kiruna, ha fatto pensare ai dirigenti di LKAB che questa era un'opportunità unica per mettere Kiruna sulla mappa globale delle terre rare.
Per decenni, due mondi separati sono sembrati coesistere pacificamente: quello delle commodities, dai metalli di base al grano passando per il gas naturale, e la politica internazionale. Per esempio – come ha mostrato nel suo fondamentale libro The World for Sale, Javier Blas – l’Unione Sovietica rappresentava un importante partner commerciale per l’Occidente anche durante i giorni più difficili della Guerra fredda. Con il crollo del Muro e la fine della rigida contrapposizione bipolare, le grandi multinazionali come Glencore, Vitol, Cargill si sono affermate come i principali trader globali delle materie prime, facendo immensi profitti in un mondo in rapida industrializzazione (pensiamo al super-ciclo inaugurato con l’ascesa della Cina) e in cui la collocazione geopolitica, per il mercato, sembrava ormai un fattore superfluo e lo Stato relegato ad un attore di secondo piano.
Nel contesto attuale, caratterizzato da una accesissima competizione geopolitica internazionale e una sistemica crisi climatica, i temi della sicurezza nazionale e della transizione energetica emergono quotidianamente, in tutte le loro complesse sfaccettature, nelle decisioni implementate dal governo statunitense.
Le eccezionali ed imprevedibili dinamiche che hanno caratterizzato il settore energetico negli ultimi due anni sono la conseguenza di una trasformazione profonda del sistema a livello globale, iniziata già anni prima. Mentre nelle principali economie avanzate le politiche di investimento si concentravano sui target finali del percorso di transizione energetica, determinando una rilevante contrazione degli investimenti sulla catena del gas, la domanda mondiale di questa commodity continuava a crescere, aumentando la pressione sull’offerta e la competizione per il GNL disponibile.
L’ultimo anno ha segnato un punto di svolta in quella che sembrava una dinamica consolidata sui mercati energetici mondiali, e in particolare europei. Abbiamo dovuto prendere atto di quanto sia complesso disegnare e mantenere il sistema in equilibrio e garantirne un’equa e sostenibile evoluzione.
Il documento illustrato il 25 gennaio scorso, in occasione della prima Assemblea Pubblica di Proxigas, fornisce un quadro lucido delle sfide che il sistema gas deve affrontare se vuole continuare ad esercitare il ruolo che negli ultimi sessant’anni ha garantito alle famiglie e alle imprese del nostro Paese tutta l’energia di cui avevano bisogno, a condizioni competitive.
Nell’ultimo anno, come mai era accaduto prima, è apparso evidente come il gas naturale abbia assunto un ruolo chiave nel garantire la sicurezza energetica del Paese, nonché nel supportare l’importante processo di transizione e il raggiungimento degli sfidanti target definiti a livello europeo.
Le recenti e rapide evoluzioni del contesto geopolitico sui prezzi dell’energia hanno comportato profondi effetti sulle dinamiche dei mercati internazionali, rendendo necessario un ripensamento della politica energetica nazionale che vada oltre l’emergenza e sia in grado di garantire all’Italia adeguati profili di sicurezza, flessibilità e competitività del proprio sistema energetico e produttivo.